Fino a domani il presepe vivente di Militello Rosmarino

di Salvo Lapietra
05/01/2015

Il presepe vivente di Militello Rosmarino: l’incanto di un antico borgo che rivive
C’è tempo ancora fino a domani dalle 18 alle 20,30 per visitare il Presepe Vivente di Militello.

Appena giunti in questo paese, le cui memorie storiche risalgono a partire dal III sec. a.c., si scorge dinanzi alle montagne blu innevate i ruderi di un castello illuminato: il punto più alto, la meta da raggiungere dai visitatori “in pellegrinaggio” per una notte.
L’ingresso è simbolico, due euro per coprire le spese. Ci spiegano più tardi residenti del luogo che quest’anno l’organizzazione è stata curata da giovani ragazzi con l’arciprete e la collaborazione e il lavoro di tutti i partecipanti ha permesso la riuscita di questo evento ormai caratteristica identitaria del luogo. I turisti, tanti circa 2000 solo il 3 gennaio, giungono in autobus da Palermo, Agrigento, Enna.
Inizia il percorso, ben delimitato, tra le antiche casette del vecchio borgo. La maggior parte delle abitazioni è stata costruita con le pietre del castello ormai distrutto di cui sopravvive solo un arco come a proteggere simbolicamente gli abitanti. Viuzze lastricate e strette, rumori di arnesi e canti provenienti da ogni porta aperta a chi vuole sostare. Quasi 200 figuranti e 50 mestieri messi in scena tra cui U Tulàru (le tessitrici al telaio), I Vuttàra (i bottai), U Màngunu (metodo per lavorare il lino), A Vigghiàta (la veglia in compagnia), A Liscìa (l’antico metodo per lavare i panni), I Vardunàra (coloro che aggiustavano il basto e le selle), U Spiritàru (chi distillava lo spirito), A Paratura (allestitrice di abiti per le confraternite, le Maddalene e per i Giudei ed ex voto), I ‘Nchiappafica (si dice essere nome con cui veniva identificata la popolazione di militello per la produzione di fichi secchi con le noci inserite all’interno), I Cannizzola (le fiaccole di San Biagio santo patrono).
Curati nei minimi dettagli questi spaccati di vita quotidiana immergono letteralmente i visitatori in una atmosfera bucolica, il tempo si ferma, la quantità incredibile di oggetti antichi, siano essi accessori per ricreare una casa o utensili per il lavoro rendono reale il presepe, interpretato da persone che fanno davvero quel mestiere. Il viaggio per arrivare su in cima è allietato in diversi punti da ristori dove vengono cucinate fave, “crispeddi” e ricotta da donne avvolte nelle classiche “scialline” siciliane fatte a mano.
Dopo la fatica dell’ultima salita e il freddo che inizia a farsi sentire su in cima ad attendere i visitatori un panorama che si estende su tutta la città, il calore delle luci, l’accogliente capanna e un giaciglio di paglia con Maria che tiene in braccio tra copertine bianche ricamate il suo bambino con Giuseppe e lo zampognaro a vegliare.
Si riscende e si ritorna alla chiesa di partenza. Da non perdere la visita alla Chiesa Madre adiacente con in mostra un presepe di 35 m² dedicato alla memoria del professore Enzo Sanfilippo, scomparso quest’anno, storico municipale che ha dedicato la sua vita al recupero, tutela e conservazione della storia Militellese.

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