Galati, l’ipocrisia che uccide l’incubatore dei Nebrodi

di Turi Milano
09/07/2016

E’ in corso in questi giorni a Messina la Food Innovation Summer school Mediterraneo organizzata dall’Università in collaborazione con il Food institute di Bologna. Sono stati selezionati e vi partecipano 25 persone tra i 25 e i 35 anni, provenienti da tutto il mondo: Colombia, Canada, Stati Uniti, Olanda, Regno Unito, Portogallo, Germania, Romania, Lituania, Algeria, Sudafrica, Egitto, Etiopia, Emirati Arabi, e Italia. Tutti a Messina per condividere un’esperienza formativa unica e innovativa, con un focus specifico sull’ecosistema di valori, esperienze, sapori e storie che caratterizzano la vita del mediterraneo. Tre settimane intensive animate da docenti, esperti e story tellers internazionali. Workshop, laboratori sperimentali presso il Pan Lab, hackathon, incontri con i veri protagonisti della scena food mediterranea: ricercatori, chef, esperti, produttori, tecnologi alimentari e soprattutto esperienze sul campo alla ricerca di storie, tradizioni e sapori mediterranei.

«I partecipanti, ambiziosi professionisti del mondo agroalimentare globale, sono ricercatori, giovani imprenditori e attivisti con un progetto o un’idea per rivoluzionare il mondo del food» si legge nel comunicato stampa diramato dall’Università.

Perché ne parliamo? Perché avvertiamo un disagio: l’innovazione nel settore del food, nell’agroalimentare, è la mission del cosiddetto incubatore dei Nebrodi, costruito con fondi dell’Unione europea a Galati Mamertino, inaugurato qualche settimana fa e da allora quasi dimenticato dai nuovi amministratori del paese, alcuni dei quali più impegnati a facilitare assunzioni clientelari che a impegnarsi per creare impresa. Quei ragazzi che partecipano alla summer school potrebbero trovare in una struttura tutta da inventare, da progettare, da sviluppare un campo di sperimentazione unico nel suo genere. In un territorio come quello dei Nebrodi ricco di potenzialità soprattutto nel campo del food un sistema imprenditoriale tutto da costruire, da studiare. Ma per far arrivare i giovani dell’Innovation Food così come altri interessati a sviluppare iniziative nell’ambito delle startup serve un impegno e una strategia che per il momento non si intravedono. Ancora una volta la classe politica locale, da cui si sviluppano poi le istanze per altre e fin qui fallimentari politiche regionali o nazionali, si è dimostrata velleitaria, mediocre, più impegnata a curare piccoli interessi di bottega che a ragionare su progetti di medio lungo respiro. C’è poco da fare: riusciremo ad assistere al fallimento di una iniziativa lodevole, così come abbiamo assistito all’inutile (almeno per i galatesi) gestione del salumificio. Sono, per essere buoni, incompiute realizzate: ci sono le strutture ma non hanno raggiunto e forse non raggiungeranno mai gli obiettivi per i quali sono state costruite.

Torniamo al caso dell’Università. Per avere rapporti istituzionali serve un impegno di natura istituzionale non un contatto in amicizia, una mail da qualche ex studente o una telefonata con richiesta di contatto da cittadini di buona volontà. La politica, se ci crede, deve scendere in campo. Il presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, partecipando all’inaugurazione dell’incubatore, ha riconosciuto l’alto valore della struttura e la funzione di diga contro le mafie e l’illegalità perché dove ci sono imprese moderne viene sconfitta la cultura parassitaria che da sempre alligna in questo territorio. Si tratta di fare una scelta, di mobilitarsi per fare in modo che Galati e i Nebrodi diventino attrattori di interessi nuovi, puliti, sani, non clientelari. Dimostrando di volere il cambiamento. Vero.

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