Gli amministratori dei Nebrodi occidentali rivendicano i servizi essenziali

di Redazione
26/12/2019

A sei anni dalla “epocale” riforma della geografia giudiziaria che ha comportato la soppressione del Tribunale di Mistretta e di altri trenta Tribunali su tutto il territorio nazionale, di 220 sezioni distaccate e di 667 uffici del Giudice di Pace, in applicazione dei d. lgs. n. 155 e 156 del 7 settembre 2012 entrati in vigore il 13 settembre 2013, i territori più marginali ed interni sono rimasti privi di qualsiasi forma di presenza del servizio Giustizia con danni incommensurabili, che oggi determinano la negazione di diritti fondamentali per il cittadino.

Da un lato si sono smantellati uffici giudiziari funzionanti, dall’altro si sono sovraccaricati gli uffici accorpanti, che, oggi, in taluni casi, sono i peggiori di Italia e tra questi certamente il Tribunale di Patti, senza alcun risparmio per le casse dello Stato e con l’aumento dei tempi di trattazione degli affari giudiziari.

Tra i territori più mortificati certamente rientra proprio il nostro comprensorio, quello ricadente nell’area dei Nebrodi occidentali, che si estende tra i Tribunali di Patti, Termini Imerese e Enna, all’interno del quale sono stati soppressi ben due Tribunali, dei tre soppressi in Sicilia, due sezioni distaccate di Sant’Agata di Militello e di Cefalù e diversi Uffici del Giudice di Pace.

Una vera catastrofe che ha solo creato disservizi presso le sedi dei Tribunali accorpanti, determinando smarrimento nei cittadini, che, oggi, per raggiungere la sede dell’ufficio giudiziario competente, devono percorre in alcuni casi anche oltre 100 chilometri di strade dissestate ed insicure, anche solo per una testimonianza o per il compimento di atti di volontaria giurisdizione (nomina amministratore di sostegno, presentazione rendiconti annuali, rinuncia all’eredità ecc…), o anche solo per conseguire un certificato di carichi pendenti o in casellario giudiziario.

A riprova di ciò basta consultare i dati dell’ultimo censimento annuale forniti dallo stesso Ministero della Giustizia in cui il Tribunale di Patti, considerato tribunale piccolo con i suoi 144.000 abitanti, occupa la posizione 111 di ranking nazionale su 140 tribunali, con un dato molto negativo riguardante i giorni per l’esaurimento di un giudizio, ben 1999, ovvero 5 anni e mezzo, peggio solo Lamezia Terme con 2.094; mentre la sede di giudiziaria in cui la durata è la più bassa è Asti, Tribunale medio grande per abitanti, in cui la media è pari a 422, poco più di un anno.

Di questo si è dibattuto nel corso del convegno svoltosi a Tusa, avente come tema “Il senso dello Stato: razionalizzazione territoriale della giurisdizione” al quale sono intervenuti Eugenio Passalacqua, presidente della Camera Penale di Patti, Francesco Greco, consigliere del Consiglio Nazionale Forense, Francesco Pizzuto, presidente Ordine Avvocati di Patti, Nino Amadore del “Il Sole 24 Ore”, sindaco e vice sindaco del Comune di Tusa: gli avvocati Luigi Miceli e Angelo Tudisca. Nel corso del dibattito, di fronte ad una platea di avvocati e cittadini, si è anche fatto il punto sull’azione svolta dal Comitato di Coordinamento Nazionale per la Giustizia di prossimità, che raccoglie le rappresentanze amministrative, forensi e associative dei 30 Tribunali soppressi.

In applicazione dell’art. 8 comma 4 bis del d. lgs. 155/2012, il Comitato lavora alla definizione di convenzioni, tra il Ministero e le Regioni interessate dalle soppressioni e tra esse la Regione Siciliana, affinché si possano utilizzare i palazzi di giustizia dei Tribunale accorpati per lo svolgimento di attività giudiziarie delegate dei Tribunali accorpanti. Si tratterebbe di uffici di prossimità per il recupero della presenza dello Stato e del servizio Giustizia su territori oramai desertificati e spopolati.

Da tempo il nostro governo regionale ha dato la disponibilità alla sottoscrizione della convenzione, che impegna la Regione con risorse economiche per la manutenzione degli edifici e per il personale. Nonostante ciò da mesi si attende che il Ministero convochi le parti per la sottoscrizione della convenzione. Nel corso del dibattito si sono anche avanzate altre proposte per razionalizzare il servizio giustizia sul nostro territorio, tra queste anche quella di trasferire il territorio dell’ex circondario del Tribunale di Mistretta alla Corte di Appello di Palermo, stante anche il disinteresse e la scarsa conoscenza del territorio manifestate in alcune decisione della Presidenza della Corte di Appello di Messina (vedi misure adottate per risolvere i disservizi dell’Ufficio del Giudice di Pace di Mistretta).

L’auspicio degli amministratori locali e degli operatori del diritto è che la delegazione nazionale e regionale dei rappresentanti del popolo eletti nel nostro territorio si faccia carico di questo problema e nelle sedi più opportune solleciti l’adozione di provvedimenti necessari a porre rimedio ai disservizi non più tollerabili dalle popolazioni per una amministrazione della Giustizia più prossima e più sensibile ai bisogni del cittadino.

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