Gravi carenze e irregolarità nella gestione dei Fondi UE: la Sicilia perde 380 mln

di Redazione
26/06/2019

La Corte di Giustizia Ue ha respinto definitivamente il ricorso dell’Italia contro taglio di circa 380 milioni ai fondi europei per la Sicilia relativi al programma operativo regionale 2000-2006 per gravi carenze nella gestione e nei controlli. Dal 2005 la Commissione europea aveva condotto vari audit dei sistemi di gestione e controllo predisposti dalle autorità responsabili del Por Sicilia, che nel 2008 segnalavano che il tasso di errore per il periodo anteriore al 31 dicembre 2006 ammontava al 54,03%.

Bruxelles aveva riscontrato gravi carenze nella gestione e nei controlli dell’intervento finanziario nonché varie irregolarità (alcune accertate dall’Olaf). Sotto tiro operazioni relative a progetti presentati dopo la scadenza del termine di presentazione delle domande di partecipazione; spese di personale non correlate al tempo effettivamente impiegato per i progetti; consulenti esterni privi delle qualifiche richieste; giustificativi di spesa insufficienti; spese non attinenti ai progetti; esecuzione delle attività non conforme alla descrizione dei progetti; violazione delle procedure di appalto e di selezione di docenti, esperti e fornitori.

Gravi carenze e irregolarità nella gestione dei fondi
Di qui la decisione della Commissione di ridurre l’importo del contributo di 379,73 milioni di cui 265,81 a carico del Fondo sociale europeo calcolato sulla base di un tasso di errore del 32,65%. Decisione sulla quale l’Italia ha fatto ricorso. Già l’anno scorso il Tribunale europeo aveva rigettato integralmente il ricorso dell’Italia, evidenziando come quest’ultima non avesse dimostrato l’erroneità della decisione comunitaria. A quel punto l’Italia si è rivolta alla Corte di giustizia, che però oggi ha respinto integralmente il ricorso confermando le valutazioni del Tribunale.
Secondo la Corte «giustamente il Tribunale ha ritenuto che la comunicazione alla Commissione di un tasso di errore del 54,03%, relativo all’intero campione delle spese dichiarate fino al 31 dicembre 2006, integrasse un dubbio serio e ragionevole sull’efficacia dei sistemi di gestione e di controllo degli interventi finanziati dal Fse».

Giudici Ue, è corretto i l procedimento della Commissione
A tal proposito, stava all’Italia provare l’inesattezza delle conclusioni della Commissione: cosa che, invece, non è avvenuta. Per i giudici europei la correttezza del procedimento seguito dalla Commissione non viene messa in dubbio. Inoltre, anche se il procedimento della Commissione avesse avuto una durata eccessiva, ciò di per sé non comporterebbe l’invalidità della decisione, «posto che non risulta che la durata del procedimento abbia pregiudicato i diritti della difesa o abbia determinato una diversa soluzione della vicenda». Infine, quanto al metodo di estrapolazione applicato dalla Commissione per calcolare le rettifiche finanziarie relative all’intero periodo verificato, la Corte ritiene che il Tribunale «non abbia commesso errori di diritto nel dichiarare che la Commissione aveva potuto giustamente applicare un tasso di errore del 32,65% per calcolare le rettifiche finanziarie».

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