Il sequestro dei suini e i vizi antichi della criminalità: l’unica strada è denunciare

di Salvo Lapietra
19/01/2015

Il sequestro dei suini neri a un’azienda perché provenienti da un furto è un episodio che dimostra quanto duro a morire sia il vizio dell’abigeato in questa zona della Sicilia. Da sempre attività prediletta della criminalità in queste aree montane, il furto di animali continua e sembra di capire gode di ampia complicità anche da parte delle imprese. Non c’è certo l’obiettivo di criminalizzare alcuno: certo la sede giudiziaria è il luogo più giusto per dimostrare la propria estraneità ai fatti collaborando ma se le accuse degli inquirenti dovessero risultare fondate anche in sede di garanzia, questo fatto dovrebbe farci  riflettere a lungo.

Le aziende che cercano la scorciatoia di accettare offerte da parte della criminalità (che fa parte non scordiamocelo dell’ampia materia che va sotto il nome di agrumaria) non solo mettono in pericolo la salute dei loro clienti ma si rendono responsabili di un fatto ancora più grave: il perpetuarsi di regole di sottosviluppo, l’accentuarsi dell’arretratezza economica di questa zona. perché sia chiaro: la criminalità (organizzata e non) non porta affatto ricchezza, anzi continua a depredare quella ricchezza di cui questi luoghi sono dotati. Il sequestro fatto dalla polizia, dunque, deve farci riflettere parecchio e far scattare in tutti noi un campanello d’allarme.

I rimedi ci sono e sono tanti. Denunciare e sconfiggere l’omertà, per esempio. Ma anche creare un fronte comune tra gli onesti, emarginare i disonesti.

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