Oasi di Troina, celebrati 30 anni di ricerca al servizio dei disabili

di Redazione
14/05/2018

L’Associazione Oasi Maria SS di Troina, primo IRCCS in Sicilia e nel sud Italia, quest’anno compie 30 anni.

Con Decreto Interministeriale dell’8 febbraio del 1988 l’Istituto, fondato dallo scomparso padre Luigi Ferlauto e deus ex machina dell’opera, ottenne all’epoca, come unico caso in Sicilia, il riconoscimento come Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico per “lo studio delle cause congenite ed acquisite del ritardo mentale e dell’involuzione cerebrale senile, nonché l’individuazione dei mezzi di prevenzione, cura e riabilitazione”.

Una storia lunga quella dell’IRCCS di Troina che inizia ancor prima del riconoscimento come IRCCS, e le cui radici affondano nel 1953, quando con l’acquisto della prima casa si avvia la prima esperienza di approccio e trattamento con i diversamente abili. Una singolare iniziativa ma pioneristica. Inizialmente considerata una sfida impossibile quella dell’Oasi di Troina e guardata con diffidenza iniziale per via di un diverso approccio culturale e sociale alla disabilità, oggi il centro è diventato un polo di ricerca e specializzato per il trattamento e la cura delle persone con Disabilità, forte dei risultati raggiunti in campo scientifico e come ospedale, con i suoi 352 posti letto, più di 5000 ricoveri annui, oltre centomila giornate di degenza, e 600 persone che vi lavorano.

L’Istituto vanta rapporti di collaborazione nazionali e internazionali con varie Università, ed è inoltre centro collaborativo dell’OMS, centro di riferimento regionale per le malattie rare.

L’IRCCS di Troina ha voluto ricordare questa ricorrenza con un convegno dal titolo: “Prospettive del Sistema Sanitario Italiano: quale governance per coniugare umanizzazione, qualità ed efficienza” che si è tenuto nei giorni scorsi, 10 e 11 maggio, alla Cittadella dell’Oasi.

“Il convegno ha voluto vedere realtà oggettive così come sono anche nella dinamica della medicina e della scienza – ha detto padre Silvio Rotondo, presidente dell’IRCCS Oasi di Troina. – In quest’opera fede e scienza si saldano. Siamo tra i piccoli della sanità, ma siamo segno un po’ più luminoso perché vogliamo consegnare uno stile e non solo un’attività di guarigione della malattia. Nei volti trasfigurati che padre Ferlauto contattava vedeva la presenza di Cristo. L’Oasi e il suo fondatore sono stati l’inizio di un esodo particolare, partito da un gruppo di coraggiosi che avendo avvertito un popolo marginalizzato, non liberato dal dolore e dalla catene, famiglie insicure e spaventate perché con bambini con un certo tipo di disabilità, iniziarono un cammino e un esodo nel deserto, il cui fine è raggiungere insieme la libertà che è espressa dalla piena dignità umana, tra sani e malati, forti e deboli insieme. La nostra è una struttura privata che lavora con soldi dello Stato. Ciò non significa che è un limite ma che lo Stato non è la totalità di tutto e che nella diversità delle parti si può coniugare il bene comune”.

Ad aprire e concludere i lavori delle due giornate di convegno Salvatore Muratore, vescovo di Nicosia, e Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo; per ricordare e sottolineare anche l’operato del fondatore padre Luigi Ferlauto e l’impronta religiosa della struttura.

“L’Oasi – ha detto Mons. Salvatore Muratore – è un segno profetico di amore, di accoglienza e di competenza che va custodito, arricchito e protetto”.

Per l’arcivescovo Corrado Lorefice “bisogna costruire insieme una risposta globale nei confronti di coloro che sono segnati dalla sofferenza. L’istanza della medicina non può assolutamente disattendere lo sguardo dal basso e quindi l’assunzione dell’altro. Non si può cogliere solo il bisogno momentaneo nella malattia dell’uomo”.

Al convegno è intervenuto Filippo Drago, delegato del Rettore dell’Università degli Studi di Catania, che ha sottolineato le sinergie in atto con l’IRCCS Oasi, tra le quali l’avvio del corso di Laurea a Troina in “Terapista Occupazionale”, e il Forum sulla disabilità con lo scopo di produrre documenti specifici e linee guida sul tema”.

Di sinergie tra i vari IRCCS ha parlato anche il dottore Angelo Aliquò, direttore generale del “Bonino Pulejo” di Messina; mentre Isabella Mastrobuono, consulente esperto AGENAS, ha focalizzato l’attenzione sulla tematica della cronicità delle patologie dicendo “che si tratta di una questione che si troverà sempre ad affrontare qualunque governo a causa della problematica e della spesa che essa comporta”.

Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, ha parlato di disuguaglianza regionale nell’ambito dei LEA, “vivere al Sud è diverso rispetto ad altre regioni del Nord. Presente e futuro della società sono condizionati dalla demografia e dalla epidemiologia e che la denatalità sta portando alla diminuzione dei giovani e il conseguente aumento degli anziani. Inoltre c’è l’esigenza di reperire nuove risorse per innovativi farmaci, per aumentare l’aspettativa di cura e guarigione, invito alla politica ad investire di più nella sanità, e alla cittadinanza ad adottare stili di vita adeguati”.

Per Angelo Tanese, dirigente generale ASL Roma1, “il nuovo modello di sanità si deve affidare a qualificate figure manageriali in grado di gestire sistemi complessi”, mentre per Antonino Salina, commissario straordinario dell’ASP di Enna, è importante “trasferire l’organizzazione da un sistema verticale ad un livello orizzontale, con trasparenza organizzativa a beneficio dell’utente”.

Michele Gallina, presidente nazionale Federazione Terzo Settore Sanità, ha sottolineato “il ruolo e il valore delle risorse umane in un clima di fiducia e collaborazione per non inquinare i rapporti quotidiani”.

Giovanni Leonardi, dirigente generale Ricerca del Ministero, ha parlato dell’ “approvazione dei nuovi criteri per la valutazione degli IRCCS” e di “un miglioramento dell’efficienza grazie alle nuove reti tra i vari IRCCS e le piattaforme comuni di servizio e collaborazioni straniere che aiutano la ricerca e la sostenibilità finanziaria”.

Per il presidente dell’ARIS Virginio Bebber, “le strutture sanitarie religiose sono, nel grande pianeta della sanità, una realtà importante e contribuiscono alla cura e alla ricerca”. Infine, il dottore Mario Zappia, dirigente generale della Fondazione Giovanni Paolo II, ha rappresentato l’esperienza di integrazione tra privato e pubblico fra la sua Fondazione e l’ospedale Cardarelli a Campobasso.

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