La morte del manager in Croazia: l’armatore del caicco voleva risparmiare sulla manutenzione

di Redazione
16/08/2019

Non sarebbe stata rispettata alcuna norma di sicurezza per l’installazione del generatore a benzina dal quale si è sprigionato il monossido di carbonio che ha ucciso il manager siciliano Eugenio Vinci in Croazia. L’armatore, secondo quanto scrive la stampa croata, voleva risparmiare sui costi della manutenzione dell’imbarcazione: il proprietario del caicco Atlantia, Zoran Bauk (24 anni) e lo skipper Jerko M. (27 anni), entrambi croati, hanno installato la settimana scorsa nel vano motore un generatore a benzina che si raffredda ad aria, previsto per uso esclusivamente in aree aperte e ben arieggiate.

Il generatore è stato acquistato recentemente per poco meno di 700 euro dopo un guasto di quello originale. La barca era prenotata dalle tre famiglie siciliane a quasi dodici mila euro per una settimana di vacanze, con inizio il 10 agosto, e i due uomini volevano risolvere il problema dell’alimentazione elettrica sul natante il prima possibile e a costi minimi.

Dal concessionario del produttore del generatore acquistato per la Atlantia è stato spiegato ai giornalisti croati che nelle specificazioni tecniche è chiaramente indicato che il prodotto è solo per uso esterno dato che una volta avviato sprigiona gas tossici, incluso il monossido di carbonio. Un generatore regolare, per uso sulle barche e a raffreddamento ad acqua, sarebbe costato tra dieci e venti mila euro. Inoltre, il Codice marittimo impone che qualsiasi modifica tecnica sulle imbarcazioni deve essere sottoposta a un test delle autorità competenti.

Dopo l’arresto mercoledì sera, l’armatore e lo skipper sono stati sentiti in qualità di sospettati di reati contro l’incolumità pubblica aggravati dalla morte di una persona e dall’avvelenamento che ha seriamente compromesso la salute di altre cinque. I due croati sono stati poi rilasciati in libertà provvisoria in attesa del completamento dell’inchiesta e delle perizie, dopo le quali potranno essere formalmente incriminati. La magistratura croata ha fatto sapere in un comunicato che non sussistono i requisiti previsti dal Codice di procedura penale per il trattenimento dei sospettati (entrambi tra l’altro con la fedina penale pulita) in custodia cautelare.

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