Le scelte sbagliate che affossano il Parco dei Nebrodi

di Turi Miano
03/06/2015

La posizione del sindaco di Floresta e l’azione intrapresa per la fuoriuscita del suo Comune dal Parco dei Nebrodi è di grande rilevanza politica ma nessuno sembra curarsene. Eppure pone, anche in quest’ultimo comunicato pubblicato in queste pagine, grandi problemi politici e di governance a partire dall’utilità del Parco dei Nebrodi così come è stato gestito in questi anni. Si è voluto fare di un Ente come il Parco un carrozzone politico da sottogoverno in cui questo o quell’altro governo regionale hanno voluto piazzare i candidati trombati alle elezioni. E così i trombati hanno continuato a fare quello che meglio sapevano fare: i candidati, gli aspiranti candidati, cedendo alle clientele, ai piccoli cabotaggi, agli accordi di potere, ai familismi. E così da grande motore di sviluppo che poteva essere, da grande opportunità per il territorio il Parco si è trasformato in una sorta di piccola provincia, in un feudo politico in cui il territorio è solo una scusa per costruire potere, carriere, prospettive personali. Dando così l’occasione (non dico sia questo l’obiettivo di sindaco di Floresta) a chi il Parco non lo vuole e non l’ha mai voluto di ringalluzzirsi, di portare argomenti a favore di quella tesi antica ma mai definitivamente tramontata che il Parco porta solo vincoli e non porta sviluppo. C’è un partito del cemento costantemente in agguato che vorrebbe farci rivivere ambienti da anni Ottanta. E l’assenza di dialogo tra chi guida il parco e il territorio, le decisioni che non tengono conto dei veri interessi dei cittadini, delle imprese, delle associazioni, non fanno altro che favorire diaspore anche tra il Parco lo vuole e lo vorrebbe difendere. Basterebbe fare un po’ di autocritica e fare scelte più in linea con il territorio per ottenere risultati diffusi e pubblici. Ma forse proprio quelli non interessano.

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