Lutto nell’atletica italiana: è morta Annarita Sidoti

di Salvo Lapietra
21/05/2015

E’ una giornata di dolore per l’atletica italiana. E’ morta poco fa Annarita Sidoti, la marciatrice siciliana campionessa europea e mondiale, arresasi, a soli 44 anni, a quel male che la tormentava già dal 2009. Madre di tre bambini, Annarita ha combattuto come una leonessa per tutto questo tempo, sempre con il sorriso, aggrappata alla vita in nome dei suoi figli, trovando infine anche la forza di raccontare pubblicamente la sua vicenda.

La Sidoti è stata una delle più grandi campionesse dell’atletica italiana, una delle più vincenti in assoluto: Campionessa europea a Spalato 1990, quando aveva solo 21 anni, centrò il bis continentale otto anni dopo, a Budapest 1998, non prima però di essere riuscita a vincere anche l’oro mondiale, sulla pista di Atene, nel 1997. E’ stata letteralmente una colonna della marcia in Italia (47 presenze in azzurro, tre partecipazioni olimpiche, sei mondiali), probabilmente penalizzata dall’allungarsi delle distanze dai 10km originari fino agli attuali 20km, distanza sulla quale firmò comunque un prestigioso 1h28:38. Con le compagne d’allenamento e di nazionale Elisabetta Perrone ed Erika Alfridi (ma poi anche con una giovanissima Elisa Rigaudo) compose un gruppo di valore fantastico, in quello che con ogni probabilità è stato il momento di maggior competitività della marcia italiana al femminile.

Ma non è questo il momento di pensare a tempi e medaglie: questo è il tempo del dolore. Al marito Pietro, ai piccoli Federico, Edoardo e Alberto, ai familiari, va l’abbraccio sentito e la vicinanza di tutta l’atletica italiana. Che piange, riunita e con sincero dolore, per la scomparsa di una campionessa e di una donna a dir poco straordinaria. Ciao, Annarita.

“Oggi è una giornata tristissima per l’atletica italiana – le parole del presidente FIDAL Alfio Giomi -. Le medaglie della Sidoti sono storia del nostro sport, ma in questo momento dobbiamo ricordare Annarita e quello che fino all’ultimo istante ha rappresentato come donna. La sua grinta, la sua tenacia e quel sorriso che le illuminava il volto sono entrati nel cuore di tutti. Ho avuto la fortuna di essere capo delegazione della squadra azzurra in occasione dei suoi successi a Spalato e Budapest e l’immagine di lei che sventola, piena di gioia, un’enorme bandiera tricolore è un ricordo che in questo momento mi emoziona profondamente”.

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