Mafia: cinque proiettili per il Parco dei Nebrodi

di Salvo Lapietra
16/12/2015

Continuano le minacce al Parco dei Nebrodi: rinvenuta nei giorni scorsi dalla Polizia di Palermo una busta contenete 5 proiettili calibro 9 pronta per essere recapitata presso gli Uffici della Presidenza del Parco.

La notizia, mantenuta riservata fino ad oggi, ha provocato una dura risposta della Polizia di Stato che segue le indagini e che ha effettuato una raffica di perquisizioni nei Nebrodi procedendo a varie denunce a vario titolo ed anche per detenzione abusiva di armi e munizioni tra le quali, tra l’altro, anche di calibro 9.

Giuseppe Antoci, Presidente del Parco e già sotto scorta, da poco rafforzata, per la forte azione di lotta alle associazioni mafiose, ne conferma la notizia.

E’su più fronti che il Parco si sta attivando, e tale impegno è ormai all’attenzione dei media nazionali, come recentemente avvenuto con l’inchiesta “Fondi rubati all’agricoltura”, premiata nell’ambito della quarta edizione del Premio Roberto Morrione, sezione Premio giornalistico televisivo Ilaria Alpi.

“Ad oggi – dichiara Antoci- sono state annullate, per infiltrazioni mafiose, alcune gare e revocati alcuni contratti di concessione di terreni demaniali grazie al protocollo di legalità sottoscritto in Prefettura il 18 marzo 2015 con il Prefetto di Messina Stefano Trotta ed allargato a tutti gli enti regionali come fortemente voluto dal Presidente della Regione Rosario Crocetta. Segnali come quello odierno, purtroppo,testimoniano che il tema è di grande rilevanza e che il giro di somme di denaro in mano alle associazioni mafiose, a discapito degli agricoltori onesti, è imponente ed evidentemente questo Parco e il suo presidente arrecano disturbo”.

Già qualche mese fa, dopo vari altri atti intimidatori, a Piano Cicogna nel territorio di Cesarò, era stata rinvenuta una bottiglia incendiaria con la scritta “Ve ne dovete andare”;

Altro argomento scottante è l’attacco sferrato sui Nebrodi agli atti criminosi legati al furto di bestiame, alla macellazione clandestina e alle estorsioni, queste ultime attraverso la tecnica del cavallo di ritorno, e che rappresentavano all’atto dell’insediamento del Presidente Antoci un fenomeno così diffuso tanto da comportare una sollevazione popolare degli allevatori messi in ginocchio da questa problematica.

Per tale motivo mesi fa è stata creata una task force voluta dal Presidente Antoci e dal Questore di Messina Giuseppe Cucchiara che attraverso un’azione sinergica tra Polizia di Stato, Corpo di Vigilanza del Parco e Guardie venatorie ha fatto registrare l’emersione di una serie di reati (truffe all’AGEA, maltrattamento di animali e macellazione clandestina, quest’ultima diretta conseguenza dei furti di bestiame) che mettevano a rischio i consumatori attraverso il potenziale consumo di carni da animali non controllati.

Le massicce operazioni di servizio hanno fatto registrare un brusco contraccolpo in danno della criminalità organizzata che certamente non sarà piaciuto.

“Siamo consapevoli di aver da un lato liberato in Sicilia i terreni dalla mafia attraverso l’obbligatorietà del certificato antimafia, che di fatto eviterà ad esponenti di Cosa nostra di ricevere contributi Europei, ma nel contempo siamo altresì consapevoli che l’attenzione avuta reprimendo i reati ad essi collegati come gli abigeati, la macellazione clandestina e i furti in agricoltura sono risultati che piacciono ai cittadini onesti ma che provocano l’ira di chi pensa di fermare con i proiettili un’azione di legalità e sviluppo. Sappiano loro che hanno fatto male i conti” conclude Giuseppe Antoci.

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