Mafia dei Nebrodi: dieci fermi. In manette anche due pezzi da novanta

di Giuseppe Salerno
14/02/2017

Santo Stefano di Camastra – Una brillante operazione, condotta dai Carabinieri del Nucleo operativo e della Compagnia di Santo Stefano di Camastra, coordinati dal Maggiore Giuseppe D’Avena, dei ROS di Catania, dietro il coordinamento della DDA della città catanese, ha permesso di trarre in arresto i presunti reggenti mafiosi nei territori di Cesarò e Bronte, finiti in manette la scorsa notte con l’accusa di associazione mafiosa. I nomi caldi dell’inchiesta, che riguarderebbe circa dieci persone, sono quelli di Giovanni Pruiti, fratello dell’ergastolano Giuseppe condannato per associazione mafiosa e omicidio, e di Salvatore Catania conosciuto con l’appellativo di Turi. Sui due gli inquirenti non hanno dubbi: sono da ricondurre alla alla mafia dei Nebrodi che ha interessi rilevanti nello sfruttamento dei terreni con l’obiettivo di incassare contributi pubblici.

«Non ho ancora ricevuto comunicazioni ufficiali – ci riferisce il presidente del Parco dei Nebrodi Peppe Antoci, raggiunto da noi telefonicamente. Apprendo da voi di questo duro colpo assestato alle più importanti famiglie mafiose della Sicilia. Come apprendo che tutto questo è collegato agli effetti scaturiti dal protocollo di legalità. Sono contento – prosegue il Ppresidente Antoci – che il percorso di legalità e sviluppo che abbiamo portato avanti continua e che i mafiosi vanno in galera a beneficio delle persone oneste e per bene. Tengo a ringraziare particolarmente forze dell’Ordine e Magistratura – conclude Antoci – che continuano a dimostrare impegno, responsabilità e dedizione».

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