Mafia, le mani dei clan sui terreni di Nebrodi e Madonie – I NOMI

di Redazione
30/05/2019

I finanzieri del Gico del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Caltanissetta, in collaborazione con il Servizio centrale investigazioni sulla criminalità organizzata, stanno eseguendo 12 misure cautelari e il sequestro di immobili, aziende, beni e disponibilità finanziarie per un valore di circa 7 milioni di euro nell’ambito di una vasta operazione che riguarda la gestione dei parchi siciliani. Gli arrestati, alcuni dei quali appartenenti e altri fiancheggiatori di Cosa Nostra, sono accusati in particolare di aver gestito i terreni del parco delle Madonie e di quello dei Nebrodi per conto della mafia, ricevendo anche finanziamenti comunitari per la gestione di imprese agricole riconducibili a esponenti di Cosa Nostra.

In particolare sono scattate sei misure di custodia cautelare in carcere per diversi membri della famiglia Di Dio, originari di Capizzi, ma stanziatisi nella provincia di Enna. Sarebbero loro ad aver gestito il sistema illecito: Antonio Dio (cl. 1987); Domenico Di Dio (cl. 1959); Giovanni Giacomo Di Dio (cl. 1994) e Giacomo Di Dio (cl. 1984). Insieme a loro in carcere finiscono Giuseppe Fascetto Sivillo (cl. 1978) e Caterina Primo (cl. 1958).

Arresti domiciliari per i fratelli Domenico e Rodolfo Virga (rispettivamente classe 1963 e 1961), ritenuti elementi di spicco al mandamento mafioso palermitano di San Mauro Castelverde, legati da vincoli di parentela ad altre storiche famiglie palermitane. Domiciliari anche per Ettore Virga (classe 1993), Salvatore Dongarrà(cl. 1962) e Carmela Salerno (cl. 1971).

Misura di interdizione dall’esercizio dell’attività professionale nei confronti di un notaio catanese, che si è prestato a stipulare ripetuti atti falsi che hanno costituito il presupposto per la realizzazione di svariate truffe aggravate ai danni dell’Agea.

LE REAZIONI

“L’indagine della magistratura di Caltanissetta e della Guardia di finanza dimostra inequivocabilmente ancora una volta che l’interesse della mafia sui parchi e sulle terre agricole è più forte che mai e che è presente su tutto il territorio siciliano, comprese le Madonie. Grazie al contributo delle forze dell’ordine e all’impegno personale di uomini come Giuseppe Antoci, in questi anni si è dato un grosso colpo alla mafia rurale, ma questa indagine rende evidente che ci sono ancora pentoloni da scoperchiare e milioni di euro da recuperare – afferma l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Ignazio Corrao -. Alle forze dell’ordine di Caltanissetta giunga il mio plauso personale. Il contrasto alla mafia rurale – conclude Corrao – continuerà ad essere al centro della mia battaglia anche per il prossimo mandato”.

 “Sono centinaia di migliaia di euro i fondi europei per l’agricoltura finiti nelle casse delle famiglie mafiose e anche oggi, grazie alla Distrettuale Antimafia di Caltanissetta e alla Guardia di Finanza, un altro duro colpo viene inferto alla mafia proprio su questo fronte”. Così, Giuseppe Antoci, ex Presidente del Parco dei Nebrodi, sull’operazione della Guardia di Finanza.

“Ancora conferme sul business milionario rinveniente dai Fondi Europei in mano alle famiglie mafiose. Questa operazione della Procura Distrettuale Antimafia di Caltanissetta e della Guardia di Finanza ha dimostrato ancora una volta l’importanza del tema – afferma ancora Antoci che è Presidente Onorario della Fondazione Nazionale Caponnetto, scampato ad un attentato mafioso nel maggio 2016 proprio a causa del suo impegno sul fronte dei Fondi Europei in mano alle mafie – Da anni tutti i capi mafia siciliani e non solo, incassavano milioni di euro di Fondi Europei per l’agricoltura senza colpo ferire – continua Antoci – e mentre gli agricoltori venivano intimiditi, affinché non partecipassero ai bandi pubblici per l’affitto dei terreni, mentre magistrati e uomini dello Stato cadevano sotto i colpi di cosa nostra, mentre si piangevano i morti delle stragi, mentre accadeva tutto questo, loro incassavano fondi pubblici con rendimenti che superavano anche il 2000%, neanche il mercato delle droga. Eravamo convinti che la problematica fosse nazionale tanto che abbiamo fatto di tutto per far diventare legge il Protocollo di Legalità sottoscritto nel 2015 in Sicilia, cosa avvenuta a settembre 2017 ed oggi, dunque, Legge dello Stato”, continua Antoci. “Con l’applicazione del Protocollo di Legalità inserito nel Nuovo Codice Antimafia, questo giochino viene definitivamente smantellato e le risorse comunitarie dedicate solo ad agricoltori ed allevatori per bene e non più ai mafiosi”, continua Antoci. “Il mio grazie alla Guardia di Finanza e alla Procura di Caltanissetta, grazie a loro oggi, ancora una volta, si è dato valore al sacrificio di tutti e si è affermata la forza dello Stato”, conclude Antoci.

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