Filiere, innovazione e reti di imprese: a Galati Mamertino si discute di sviluppo dei Nebrodi

di Roberta Moreni
12/11/2016

Potenzialità enormi, poco sfruttate e a volte del tutto ignorate. È la condizione che si vive sui Nebrodi, territorio che per beni paesaggistici, architettonici, culturali ed enogastromici può avere grandi capacità di crescita ma solo se si riuscirà a organizzare un programma di sviluppo coerente e concreto. Questa è la problematica emersa nel corso della tavola rotonda “Tra filiere e innovazione: le prospettive dello sviluppo locale” che si è tenuta nel primo giorno del Festival del giornalismo enogastronomico in corso a Galati Mamertino.[sam_pro id=”1_1″ codes=”true”]

«Oggi c’è bisogno di azioni che permettano di investire nei territorio con due direttrici: permettere all’imprenditore di fare profitto ma allo stesso tempo fare in modo che queste comunità possano crescere grazie a questi investimenti», ha rilevato Carmelo Galati Tardanico, ricercatore dell’Università di Palermo. Concetto che ha trovato concordi altri relatori come Vincenzo Cordone, consulente e project manager: «I Nebrodi stanno cambiando. Ci sono progetti avviati che erano impensabili 10 anni fa. Il momento che stiamo vivendo è importante per lo sviluppo della Sicilia e dei Nebrodi e il settore “food” è uno dei più attivi. Ma l’obiettivo comune deve essere quello della creazione di occupazione». Sulla necessità di creazione di posti di lavoro ha puntato anche Tonino Genovese, segretario provinciale Cisl Messina: «Occorre usare le tante risorse messe a disposizione dall’Unione europea per dare soluzione concreta ai bisogni delle comunità, per produrre reddito e per creare occupazione. Dobbiamo smetterla di fare progetti che servono solo ai progettisti o alla politica».

Tra gli ostacoli a questo sviluppo e a una corretta programmazione dei fondi anche l’incapacità delle imprese a mettersi insieme: «In Sicilia le imprese che hanno stipulato contratti di rete sono 386 – ha detto Santina Vaccaro, segretario generale di Unioncamere Sicilia – ancora troppo poche. Dobbiamo aiutarle a mettersi insieme, ad allearsi con l’altro e non a vederlo come un nemico. Inoltre, in Sicilia c’è un approccio sbagliato nel fare impresa, perché spesso ci si affaccia in questo mondo senza avere l’idea di come si fa l’imprenditore». Anche Michele Limosani, economista, ha puntato l’accento su un utilizzo corretto delle risorse: «Siamo in presenza di più crisi, con i giovani laureati che emigrano e impoveriscono il territorio. E finora è mancata una risposta delle istituzioni a queste crisi. Quindi ben venga se il governo il governo rimette il Sud nella sua agenda. Ma attenzione: in questo territorio stanno arrivando una valanga di risorse ma saremo punto a capo se non ci preoccupiamo di organizzare le filiere».

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