Operazione Nebros, il legale degli imprenditori: “Nessun legame con mafia dei pascoli”

di Salvo Lapietra
03/02/2017

“I miei assistiti non sono, attualmente, destinatari di un’interdittiva antimafia e non si sono mai resi colpevoli di reati riferibili alla cosiddetta criminalità rurale e sono entrambi incensurati”. E’ commento di Antonino Mancuso legale dei due imprenditori agricoli coinvolti nell’operazione Nebros condotta nei giorni scorsi dagli agenti della Guardia di finanza. L’avvocato è intervenuto per precisare alcuni aspetti della vicenda.

L’avvocato Mancuso ricostruisce i fatti, accaduti nel 2015, “ a seguito di un protocollo di legalità tra la prefettura di Messina e diversi Enti, i due imprenditori agricoli furono inseriti erroneamente all’interno di un provvedimento interdittivo cumulativo, il 14 dicembre 2015 dalla Prefettura di Messina. In base a questo atto l’Azienda Speciale Silvo Pastorale di Troina, altrettanto erroneamente, risolse in modo unilaterale i contratti di pascipascolo con i due imprenditori, emettendo un nuovo bando per riassegnare i terreni che erano condotti dai due imprenditori. I due provvedimenti furono impugnati. Nel primo la Prefettura di Messina riconobbe l’errore il 29 dicembre 2016, accolse con l’unanimità del gruppo interforze le istanze di revisione, dichiarando che i due imprenditori agricoli non avevano alcun collegamento con organizzazioni criminali. Mentre per il provvedimento che coinvolge la Silvo Pastorale, di Troina, è prevista un’udienza il 2 marzo 2017 presso la Sezione Specializzata Agraria del Tribunale di Catania.”
L’avvocato Mancuso sottolinea anche che “l’avviso di conclusioni indagine, formulato dalla Procura di Patti, non è una sentenza, ma un atto processuale indispensabile per portare a conoscenza dei fatti il giudice, che successivamente prenderà le sue decisioni in base agli atti ed ai documenti in suo possesso.”
Pertanto gli imprenditori, M.P.G. e M.P.S, secondo il loro legale “non hanno nulla a che vedere con i clan dei Nebrodi, come del resto è stato accertato dalla stessa Prefettura di Messina dopo un’attenta e approfondita indagine”.

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