“Protocollo Antoci” è legge: Camera approva nuovo Codice Antimafia

di Redazione
27/09/2017

La Camera dei Deputati ha dato il via libera del testo definitivo del Codice Antimafia diventa legge il “Protocollo Antoci”, di fatto già operativo in Sicilia a partire dal 18 marzo del 2015. Il percorso del nuovo Codice, che contiene significative modifiche rispetto alla precedente versione, introduce nuove disposizioni  con particolare riguardo alle concessioni di terreni agricoli prevedendo l’obbligatorietà per “l’informazione antimafia da richiedere nelle ipotesi di concessione di terreni agricoli demaniali che ricadono nell’ambito dei regimi di sostegno previsti dalla politica agricola comune, a prescindere dal loro valore complessivo, nonché su tutti i terreni agricoli a qualunque titolo acquisiti, che usufruiscono dei fondi europei”: si tratta della traduzione in legge della pratica adottata dal Presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, così dice il relatore Davide Mattiello nella recente seduta del 25 settembre alla Camera, citando il “Protocollo Antoci” come uno dei tre cardini fondanti il nuovo Codice Antimafia.

“Il percorso che si chiude oggi, è quanto di più bello possa accadere ad un piccolo territorio come quello dei Nebrodi popolato da gente onesta – commenta a caldo Giuseppe Antoci, presente in aula al momento della lettura della votazione e visibilmente commosso –  Ringrazio tutti coloro che mi sono stati accanto ed hanno contribuito a questo importante risultato: in primis la Prefettura di Messina, con cui il Protocollo di legalità è stato partorito prima con il Prefetto Trotta, che ha capito l’importanza di agire preventivamente su un fenomeno per lungo tempo sottaciuto e poi con il Prefetto Ferrandino, che oggi ne assicura l’applicazione. Ringrazio anche la Magistratura e le Forze dell’Ordine che, sia in fase di creazione che in quella di applicazione, nonché con le numerose operazioni di servizio, hanno collaborato fattivamente mentre altri volevano togliere speranza e dignità ai nostri figli. Adesso, commenta Antoci, ci siamo, ci siamo.

Adesso il “Protocollo Antoci” oltrepassa lo stretto e, attraversando lo stivale, ridarà dignità ad altre regioni dove probabilmente anche la le infiltrazioni delle mafie sui fondi europei sono presenti. Il Protocollo di Legalità stava per essere adottato anche in Calabria e poi arrivò l’attentato al Presidente Antoci. Di quella legge regionale ad oggi nulla si sa. Ma adesso ecco quella nazionale che dovrà essere adottata in tutto il Paese.

“Tutto questo allevia sofferenze e cicatrici – dichiara Antoci – con questo risultato, si consegna alla storia della lotta alla mafia della Sicilia un esempio di attività seria e che ha contribuito in modo inequivocabile a produrre una parte importante di una delle più significative legislazioni antimafia del Paese”.

Il danno economico per le famiglie mafiose siciliane e adesso anche per quelle delle altre regioni, o delle stesse presenti in altri territori fuori dalla Sicilia, sarà molto rilevante. Le agromafie, l’affare sui terreni e i fondi europei ad essi connessi, valgono decine di miliardi di euro a livello nazionale e nella programmazione precedente, solo per la Sicilia, si parla di circa 5 miliardi di euro.

“Il mio grazie ai Sindaci – continua Antoci – che hanno firmato il protocollo di legalità, facendo sì che dal territorio dei Nebrodi, luogo stupendo e pieno di gente onesta e perbene, partisse con orgoglio un esempio di buone pratiche; un ringraziamento ancora va al Presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, che ha allargato, con coraggio e determinazione, il Protocollo a tutti gli Enti Regionali; voglio infine ringraziare tutti i Prefetti della Sicilia che hanno sottoscritto ed applicato il documento”.

Dopo l’attentato che ha colpito Antoci e la sua scorta, il Protocollo di Legalità, ideato dal Presidente del Parco dei Nebrodi, è stato sottoscritto da tutti i Prefetti della Sicilia

“Concludo con un ringraziamento al Governo ed alle Forze politiche, che hanno recepito il contenuto del Protocollo nel nuovo Codice Antimafia, in particolare ai relatori Giuseppe Lumia che, oltre ad essermi stato sempre vicino, ne ha inserito i dettami fondamentali in Senato, e Davide Mattiello che ha lavorato alla Camera dei Deputati portandone egregiamente a termine l’approvazione. Ero presente al momento del voto – continua Antoci invitato a Montecitorio a presenziare alla seduta – e in quei momenti mi sono passati nella mente i sacrifici di questi anni: i miei e quelli della mia famiglia, quelli degli Uomini di scorta che la notte del 18 maggio 2016 mi hanno salvato la vita, dei miei anziani genitori, costretti a vivere insieme a me momenti drammatici; in quel momento ho pensato che questa era la migliore risposta che lo Stato potesse dare, dimostrando che il percorso di legalità e sviluppo nato sui Nebrodi è ormai, con questa legge, patrimonio del Paese. E’questa, a mio parere, la più bella soddisfazione che la Sicilia potesse ricevere, diventare esempio per tutto il territorio nazionale, senza poi fare nulla di che… facendo solamente il proprio dovere. Questo abbiamo fatto: solo il nostro dovere” – conclude Antoci.

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