Solstizi: oggi ad Alcara Li Fusi il rito millenario “du Muzzuni”

di Salvo Lapietra
24/06/2014

[banner size=”468X60″ align=”aligncenter”]Fa tappa ad Alcara Li Fusi, piccolo centro nel cuore del Parco dei Nebrodi, la kermesse itinerante “Solstizi circuito delle feste del Sole dei Nebrodi”, la manifestazione promossa dal GAL NEBRODI PLUS, in collaborazione con i comuni di Alcara Li Fusi, Galati Mamertino, Montalbano Elicona, Tortorici e Tusa. Coniuga natura, sport, qualità di vita, ma anche folklore, tradizioni popolari ed enogastronomia nel segno della valorizzazione del mondo rurale dei Nebrodi. “La sfida è il recupero del ricco patrimonio di antichi saperi- spiega Francesco Calanna, presidente GAL NEBRODI PLUS- e la promozione delle diverse declinazioni del territorio nebroideo che schiuda opportunità di sviluppo sostenibile ed integrato coniugando memoria e prospettive”.

Oggi ad Alcara Li Fusi rinnova la tradizionale festa “U Muzzuni”. Dalle 08,00 in piazza partenza per l’escursione botanica “Alla ricerca dell’iperico, l’erba di San Giovanni”. La tradizione dice che l′iperico veniva colto nella notte di San Giovanni, una notte magica nella quale non solo si riuniscono tradizionalmente le streghe ei diavoli per la loro sabba, ma si traggono gli auspici buoni o cattivi per il futuro.
L’iperico è ricchissimo di principi attivi come  flavonoidi, tannini, ipercina, acido clorogenico e caffeico. L’olio di iperico è un valido rimedio in caso di scottature, ustioni ed eritemi solari.  E’ inoltre utile per trattare la pelle arrossata da pannolini nei bambini,  è un ottimo sbiancante per le macchie della pelle, da eccellenti risultati nella cura della psoriasi ed è anche un ottimo alleato per combattere l’invecchiamento poiché stimola la rigenerazione cellulare. Dalle 19,00 e per tuta la notte, tra sacro e profano il via alla festa del “Muzzuni”, la più antica d’Italia. Celebrazione di riti religiosi, processione di San Giovanni Battista con le confraternite. Musei e chiese aperte per la festa che celebra la vita, la fertilità della terra, l’amore e la giovinezza.  All’imbrunire inizia la fase preparatoria della festa le cui protagoniste sono esclusivamente donne. Gli angoli più caratteristici del paese vengono “preparati” per accogliere gli altarini su quali verrà posto “U Muzzuni”. Attorno ad essi, sulle pareti, sui balconi e sulla strada, vengono stese le “pizzare”: tipici tappeti tessuti con l’antico telaio a pedale utilizzando ritagli di stoffa.
Sulle “pizzare”, disposte intorno ed ai piedi dell’altarino, vengono poggiati i piatti con i “Laureddi” (steli di grano fatto germogliare al buio), spighe ed umili oggetti del mondo contadino. Terminata questa fase, le donne rientrano in casa per preparare “U Muzzuni”, costruito da una brocca dal collo mozzo rivestita da un foulard di seta ed adorna di ori appartenenti alle famiglie del quartiere. Dalla sommità della brocca fuoriescono steli di orzo e grano fatti germogliare al buio, lavanda, spighe di grano già maturato e dei garofani. Completato l’allestimento del Muzzuni, una giovinetta del quartiere, simboleggiante le antiche sacerdotesse pagane, lo porta fuori e lo colloca sull’altare già pronto. Si entra così, nel vero e proprio clima della Festa: ogni quartiere che ospita il “Muzzuni” viene animato con musiche e canti popolari.La
In Particolare, i “Cantori” intrecciano “Chianote” e “Ruggere” canti polifonici che hanno come tema la vita contadina e sopratutto l’amore. Sono duetti scherzosi uomo-donna, canti di corteggiamento e d’amore, a volte non corrisposto. Ancora oggi davanti al “Muzzuni” si rinnova il “Rito del comparatico”, mediante il quale si rafforzano vecchie amicizie e se ne intrecciano di nuove.

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