All’archeologo amastratino Modica la borsa di studio “Sebastiano Tusa”

di Emanuela Raimondi
11/11/2021

Non capita tutti i giorni che i propri meriti e le proprie competenze vengano riconosciuti, specie se si è giovani, specie se si è in Sicilia. È accaduto a Francesco Saverio Modica, 23enne amastratino, residente a Tusa, che ha ottenuto una prestigiosa borsa di studio per la ricerca archeologica dedicata al grande ricercatore e studioso Sebastiano Tusa e assegnata dalla Fondazione Ignazio Buttitta, grazie alla sua tesi magistrale dal titolo “Prospezione archeologica nel comprensorio di Halaesa”, relatore il prof. Aurelio Burgio. La Fondazione Buttitta, nata nel 2005 e patrocinata dall’Università degli Studi di Palermo, si occupa di tutela, studio e sviluppo della cultura siciliana.

Dal 4 al 6 novembre, al Museo Archeologico Regionale Antonino Salinas, si è svolto il convegno internazionale di archeologia “Percorsi di archeologia nella Sicilia occidentale Sebastiano Tusa in memoriam (1952-2019)” dedicato proprio alla figura dell’archeologo, scienziato e divulgatore di origine mistrettese, figlio del prestigioso archeologo Vincenzo Tusa. Sebastiano Tusa è stato anche Soprintendente del Mare, docente universitario e assessore regionale ai Beni culturali.

Nella tre giorni, anche l’assegnazione delle borse di studio “Sebastiano Tusa per la ricerca archeologica” volute dalla Fondazione Buttitta, sostenuta dal Boeing Community Investment Fund e dalla stessa famiglia Tusa, in convenzione con il Dipartimento Culture e Società dell’Università degli Studi di Palermo. Il bando era riservato ai possessori di diploma di laurea magistrale in Archeologia, conseguito presso le Università di Palermo, Catania e Messina, con meno di 30 anni d’età e con una votazione di 110/110 su tesi concluse negli A.A. 2019-2020 e 2020-2021. Una delle quattro borse di studio previste, è stata ottenuta proprio dal 23enne Francesco Saverio Modica.

Non sorprende la scelta di assegnare questi premi per incoraggiare la ricerca e i giovani archeologi. La Sicilia, negli ultimi anni, sembra infatti aver riscoperto il valore dell’archeologia, con una stagione di nuove scoperte che vanno da un teatro ellenistico e un tempio ellenistico-romano ad Agrigento, a un teatro e ad alcuni edifici, anche di culto, sulle acropoli ad Halaesa Arconidea, l’antica Tusa, città greco-romana del Messinese. E sono solo due, tra i tanti siti, interessati da una corposa ripresa delle attività di scavo. Ricerche e scoperte, dovute in gran parte alla collaborazione tra assessorato regionale ai Beni Culturali, Soprintendenze BB. CC. AA., Parchi Archeologici e Università nazionali e internazionali che, con passione, impegno e lungimiranza, credono in un futuro di riscoperta e di valorizzazione del passato.

Noi di Nebrodi News abbiamo intervistato il neopremiato Francesco Saverio Modica.

Francesco, intanto cosa significa per lei aver ottenuto questo importante riconoscimento?

“Significa tanto, perché lo considero una giusta ricompensa alla mia fatica quadriennale del lavoro di tesi. Inoltre, perché Sebastiano Tusa e il padre Vincenzo sono tra i più grande archeologi siciliani e mi sono stati presentati come modelli da seguire, più vicini a me anche per le loro origini geografiche. Sono stati due importanti esponenti legati alla tutela dei beni culturali, un tema questo molto caro alla mia tesi. Attraverso la metodologia della ricognizione sistematica ho individuato luoghi di interesse archeologico sui Nebrodi Occidentali, che da oggi potranno essere oggetto di tutela”.

Cosa rappresenta per lei l’archeologia e quanto può essere attraente questa materia per i giovani?

“L’archeologia è per me una scelta di vita, intrapresa sin da piccolo. È stata mia madre a trasmettermi l’amore per questa disciplina, involontariamente, accendendo in me un interesse che è più forte dei ‘no’ emessi nei consigli di chi ti invita ad allontanartene per via delle note difficoltà a livello lavorativo. Per i giovani (me compreso) può rappresentare l’occasione per conoscere il nostro passato, ripercorrere le tracce di chi c’è stato prima di noi, farlo rivivere nelle disiecta membra che sopravvivono, per capire noi stessi e dove vogliamo andare in futuro”.

La Sicilia, regione ricca di tanti siti archeologici, negli ultimi anni ci ha regalato altre e nuove importanti scoperte come quelle fatte nel sito di Halaesa. Che prospettive vede per la prossima campagna scavi, se dovesse essere finanziata?

“Le prospettive sono ottime, i progetti in campo sono molti e assolutamente impegnativi, in tutti i settori indagati sul sito da parte delle università di Palermo, Messina, Oxford e Amiens. Certamente, il pubblico ha grandi aspettative sul cantiere del teatro, ma medesima importanza scientifica hanno gli scavi del tempio A (cosiddetto di Apollo) e delle mura di fortificazione. Speriamo che, dopo la fase di studio in atto, i risultati possano essere divulgati e condivisi con i cittadini che si stanno rivelando così tanto interessati al nostro lavoro”.

Come vede il futuro per il sito di Halaesa?

“Lo vedo splendido. Il Parco Archeologico di Tindari – che è un parco diffuso, perché comprende 14 siti tra Milazzo e Tusa –  sotto la guida dell’Arch. Domenico Targia, sta facendo un ottimo lavoro di programmazione e sono certo che in pochi anni Halaesa diventerà uno dei siti archeologici più visitati dell’isola”.

Cosa farà adesso l’archeologo Francesco Saverio Modica?

“Sto per iniziare un Dottorato in Scienze della Cultura, all’Università degli Studi di Palermo, con un progetto di ricerca sul rapporto tra uomo e ambiente nel territorio dei Nebrodi. I Nebrodi sono la mia terra e mi sento davvero fortunato a poter studiare la storia antica di questo comprensorio. Non vedo l’ora di cominciare! Inoltre tra meno di un mese partirò per Amiens per assistere al colloquio internazionale “Halaesa: du site à la cité, de la cité au site”, un’importantissima occasione di divulgazione delle scoperte degli ultimi anni nel territorio nebroideo”.

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