Allo stilista Salvatore Parasuco verrà conferita la cittadinanza capitina

di Redazione
13/07/2017

La città di Capizzi, il prossimo 21 luglio, consegnerà la cittadinanza onoraria allo stilista Salvatore Parasuco. Riconoscimento conferitogli “non solo per il vincolo affettivo e familiare che lo lega al paese nebroideo ma, soprattutto, per il suo talento, tradotto in veri e propri manufatti tra sciccheria e raffinatezza”.

L’oriundo capitino Salvatore Parasuco, classe 1953, è l’imprenditore italo-canadese che ha creato l’omonimo mito denim, vera e propria “cult label” indossata da numerose star di Hollywood, della musica e dell’intero mondo hip-hop, d’oltreoceano. Nel 1957 la famiglia Parasuco, mamma, papà e sei figli, emigra in Canada, a Montreal, in cerca di fortuna. Lì Salvatore vive, la sua infanzia e adolescenza, in ristrettezze economiche, a 14 anni inizia a lavorare in un negozio di abbigliamento dove lava i pavimenti. All’età di 19 anni, dopo un viaggio in Sicilia a Capizzi dove va a trovare i nonni, arriva la svolta. Tornato in Canada, nell’ottobre ’72, apre il suo primo negozio, su St Catherine Street, Pour les deux, un negozio unisex. In quegli anni Parasuco ebbe un’intuizione vincente: creare un nuovo jeans; utilizzare cloro e pietre per dare vita allo stone washed.

“Ho allestito una vetrina – racconta lo stilista,- con un jeans nuovo e un jeans usato, mi chiedevano di comprare sempre quello usato. Allora ho provato a portarli a casa, con mia mamma, abbiamo lavato qualche jeans e si sono venduti. È lì che ho scoperto una nuova industria.”

La famiglia Parasuco era diventata, così, una vera e propria azienda , “loro – riferendosi ai genitori,- non lavoravano, allora portavo a casa i jeans, siamo arrivati a fare 200 jeans a settimana, li pagavo, pagavo i miei genitori 35 centesimi a jeans. I jeans si asciugavano fuori, però loro stavano lì a fare la guardia, perchè il nostro quartiere è un po’ difficile. In inverno si asciugavano all’interno, senza asciugatrice, allora tutta la famiglia stava cu l’occhi russi, per il cloro. Però lì senza saperlo eravamo la prima lavanderia canadese esistente.”
Parasuco introduce e sviluppa, oltre lo stone-washed o la sabbiatura, lo stretch. Altra intuizione rivoluzionaria, del giovane capitino, la creazione di un nuovo tessuto elasticizzato fatto di jeans e lycra. “Un giorno – racconta, – ho visto una ragazza, che lavorava per noi, seduta che rispondeva al telefono con i jeans slacciati. Ho chiesto perché hai i jeans aperti, lei rispose sono troppo stretti. Questo mi ha fatto pensare: si può fare la fibra con il lycra è abbiamo risolto questo problema. Sono andato a New York, a visitare tutti i grandi tessutai; io, 22 anni, con questa idea, mi mandavano tutti all’altro mondo. Alla fine ho trovato un’azienda giapponese e con loro siamo riusciti a fare questo tessuto.”

Svolta importante nel mondo del denim, peccato che il giovane Parasuco non depositò il brevetto di questo nuovo tessuto, che nel tempo si è rivelato vincente “non ho mai pensato di brevettarlo, perché pensavo a far sopravvivere la mia azienda ad ogni stagione. La cosa interessante è che tutto il mondo oggi utilizza tessuti elasticizzati.” Il marchio utilizzato per i suoi capi, inizialmente, era Santana ma nel 1989, per entrare nel mercato americano dove il marchio Santana era già registrato, deve cambiare nome e decide di utilizzare il suo. “Eravamo emigranti qui con nome italiano, Parasuco. A scuola faceva le barzellette sul mio nome, non pensavo di mettere il mio nome come marchio, era imbarazzante. Ma alla fine l’ho utilizzato” ed oggi Parasuco è sinonimo di moda, fascino e glamour.

Nonostante il grande successo, che lo ha consacrato nell’olimpo della moda, Salvatore Parasuco rimane fortemente legato alle sue umili origini italiane, siciliane, capitine, “mi sento per il 70% italiano e il 30 % canadese, perché la vera cultura canadese è interessante ma, la cultura italiana che esiste da tanti secoli con l’arte e tutte le altre cose è molto più affascinante per me. Mi sento che il successo che siamo riusciti ad avere è per le nostre origini italiane, il nostro gusto italiano. Parlo il dialetto siciliano, ia sugnu capizzotu della Sicilia, sono nato a Capizzi provincia di Messina, vicino Enna.”

Legame, questo, testimoniato anche dalla scelta del suo logo: la Chimera d’Arezzo. E nel 2004, questo suo sentirsi italiano, siciliano lo porta, anche, a legare il marchio Parasuco alla squadra di calcio del Messina. Infatti, lo stilista decide di vestire i ragazzi del Messina accompagnandoli nell’avventura del campionato calcistico di serie A. Il marchio Parasuco è stato sponsor ufficiale di abbigliamento informale del Messina per tutta la stagione calcistica 2004/2005.

Oggi Parasuco, dopo 40anni, rappresenta un brand unico, innovativo e d’eccellenza in tutto il mondo. “La consegna delle chiavi – dichiara orgoglioso il sindaco Giacomo Leonardo Purazzo,- è per rafforzare ulteriormente il rapporto tra lo stilista e il nostro paese, per quel sentimento di affetto e gratitudine reciproca che ci lega”.

Venerdì 21 luglio, per i capitini che vorranno partecipare alla cerimonia l’appuntamento è in piazza San Giacomo alle 20.30. Nell’arco della giornata, inoltre, è prevista una visita guidata alla scoperta di quegli archivi di saperi e sapori che, nel tempo, l’oriundo couturier ha fatto propri; organizzata, anche, la degustazione di prodotti tipici, a cura dei produttori locali, per un’ulteriore momento di convivialità e sigillare con gustosità nostrane il ParasucoDay.

In serata, verranno consegnate la targa e la pergamena della cittadinanza onoraria alla presenza di autorità civili, militari, religiose, istituzionali e di note firme italiane. Infatti interverranno Salvatore Martorana, il sarto dei potenti, titolare della Gregory; Mario Catania, presidente della Brontjeans e Emanuele Miracula, amministratore della “San Lorenzo”.

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