Cantina Giostra Reitano: grande vittoria del Faro Doc 2012

di Chiara L'Abbate
03/11/2017

Francesco Giostra Reitano, quarantanovenne originario di Messina è proprietario  della Tenuta Rasocolmo. È produttore del FARO DOC  che ottiene nel 2012 dall’AIS il più alto riconoscimento, quello delle Quattro Viti sulla nuova Guida Vitae 2018  e nello stesso anno, il “Sicilian Wine Awards” di Cronache di Gusto, primo classificato nella categoria “Rossi altre DOC” che rappresentano la continuazione di altri riconoscimenti internazionali ottenuti già dal 2011. Alla base delle proprie decisioni  c’è la voglia di innovarsi, ma allo stesso tempo di far rimanere intatto nel gusto dei propri vini l’espressione del territorio dal quale sono ricavati. Francesco parla a Nebrodi News del percorso della sua Cantina e spiega segreti e caratteristiche tecniche per la produzione di un buon vino.

Da cosa nasce l’idea di iniziare a produrre vino?

“In realtà non c’era un’idea pregressa.  Lo stimolo è arrivato una volta tornato da Milano nel 2003. Sono venuto a conoscenza per caso di una vecchia DOC Messinese che si stava riavviando. Da qui l’idea di impiantare nell’antica Tenuta di famiglia un vigneto DOC FARO. La visione del progetto, inizialmente molto sfocata, inizia a diventare più chiara e concreta man mano che il terreno veniva curato e che l’antico casale di fine ‘800 veniva ristrutturato”.

In cosa consiste il processo di vendemmia delle DOC FARO?

“Il processo di vendemmia non è diverso dagli altri. Nella Tenuta Rasocolmo, proprio sul mar Tirreno di fronte alle isole Eolie, avviene nella prima decade di Settembre. Consiste nella raccolta manuale di tutte le cinque tipologie di uva previste dal disciplinare DOC FARO: Nocera, Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Nero D’Avola e il Sangiovese.  In seguito, vinifichiamo tutte le tipologie di uva contemporaneamente. Una volta vinificato, il mosto rimane sulle bucce per circa una decina di giorni e ciò consente allo stesso di prendere colore e profumi che lo arricchiscono.  Successivamente si separa il mosto dalle fecce e da lì inizia il processo di invecchiamento che dura diversi anni in fusti d’acciaio. La scelta del fusto è fatta da me in condivisione con Alessandro Pensabene, tecnologo alimentare con la passione per l’enologia. Abbiamo deciso di non utilizzare la barrique per il nostro Faro dal momento che è già un vino complesso composto da uva provenienti da cinque vitigni diversi.  Il passaggio per barrique avrebbe compromesso la vera e genuina espressione del nostro territorio che, per noi, rappresenta un punto di forza”.

Quali sono le caratteristiche di un buon vino e come lo si produce?

“Fare un buon vino può essere facile se si ha una visione chiara del proprio prodotto e se le uve utilizzate sono sane. Un’uva sana non porta nel fusto malattie o processi chimici sbagliati. La restante parte dei meriti di produzione va ai lavori di cantina, cioè al processo enologico.  Dopo la vinificazione i tempi dei travasi sono fondamentali, come lo è l’utilizzo di prodotti specifici per l’enologia. I vini che vengono commercializzati, dal meno caro al più costoso hanno necessità di essere curati con dei processi enologici particolari che sono totalmente naturali e che aiutano il prodotto a migliorare durante l’invecchiamento. È ovvio che i grandi vini debbano avere un processo enologico più attento, hanno alle loro spalle una propria storia e devono incontrare anche il gusto del consumatore. È più semplice vendere un prodotto di facile beva rispetto ad uno più complesso che deve inevitabilmente incontrare il palato di un consumatore attento. Un esempio è la nostra produzione dell’Hismael (Inzolia 100%), uno dei vitigni più antichi di Sicilia che normalmente è coltivato sulla costa, ma che noi produciamo sui terreni vulcanici dell’Etna.  Da ciò deriva il totale cambiamento del gusto del vino che lascia sorpreso il consumatore che normalmente associa all’Inzolia un vino più semplice e beverino”.  

Quali sono i punti di forza e i limiti della DOC FARO?

“È sicuramente un blend ben assortito e con grandi possibilità di crescita. Come estensione nel Comune di Messina si aggira intorno ai 35 ettari, quindi non molto grande, ma ogni produttore porta avanti progetti di esportazione e promozione del prodotto.  Questo permette che la DOC rappresenti insieme alle altre DOC siciliane un punto di riferimento e di qualità dell’enologia siciliana. Il limite, invece, è che ci sono pochi produttori, le estensioni non superano i cinque ettari per produttore e c’è molta frammentazione. È complicato fare gruppo per la promozione del prodotto e questo ovviamente rappresenta un grande limite. Infine, c’è sicuramente un gap in termini promozionali dovuto soprattutto ad un certo disinteresse da parte dell’Amministrazione Comunale che non ha ancora colto le potenzialità della produzione vitivinicola messinese anche dal punto di vista enoturistico. Per farle un esempio il turismo crocieristico che abbiamo a Messina conosce poco le nostre realtà e viene soprattutto indirizzato verso i territori etnei”.

Quali sono i vostri progetti futuri?

“Dal punto di vista della produzione enologica siamo appena usciti sul mercato con l’Acqua di Aron, un Idromiele. Il prodotto nasce dalla collaborazione con la famiglia Ferrara, produttrice messinese di miele che ha recuperato e migliorato l’antica ricetta dell’idromele. Il prodotto consiste in miele millefiori di ape nera siciliana fermentato in acqua ed invecchiato per due anni in barrique. È una bevanda da fine pasto e si presenta ottima anche per la creazione di cocktail.  Non vogliamo anticipare nulla riguardo la produzione del prodotto che presenteremo l’anno prossimo: diciamo solo che sarà un vino dolce che si produceva a Messina ed ormai quasi scomparso. A Dicembre impianteremo un altro ettaro e mezzo di vigneto DOC FARO. Dal punto di vista turistico ci siamo già attrezzati per l’accoglienza e le degustazioni, e a brevissimo saremo pronti per dare ospitalità di alto livello nelle due suite del Casale. Inoltre, la Tenuta Rasocolmo comprende anche parte delle rinomate montagne di sabbia di San Sabba e progettiamo di realizzare un lido privato della Tenuta entro la prossima estate”.

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