Capo d’Orlando, protestano i precari del Comune

di Erika Atzori
20/03/2018

Famiglie da mantenere, mutui da pagare, spese da affrontare. Se la solfa è sempre la stessa, dalla protesta degli operatori ecologici ai precari del Comune, c’è un filo conduttore che fa ben poco sorridere. Diverse le storie e diverse le categorie, ma un’unica necessità di far fronte ai più primari bisogni dell’individuo, perché laddove lo stipendio non è sicuro, non è scadenzato a ritmi regolari, tutto vacilla.

E vacilla anche la situazione dei precari del Comune di Capo d’Orlando che chiedono chiarezza sulla mancata corresponsione delle mensilità di stipendio arretrate. Una situazione annosa che, malgrado sembrasse risolta con il saldo dell’anno 2017 da parte della Regione, si è tutt’altro che stabilizzata.

Infatti, nonostante l’anticipazione di cassa richiesta dal comune, che prevede lo stanziamento di 1.273mila euro destinati al pagamento delle retribuzioni del personale dipendente, i 136 contrattisti attendono ancora le somme del primo trimestre 2018. I sindacati parlano di una indiscriminazione inaccettabile, soprattutto in relazione all’altra categoria di dipendenti comunali, i 67 lavoratori a tempo indeterminato saldati nella giornata di ieri.

Sulla vicenda, si è espresso il Segretario della Cgil di Capo d’Orlando, Nino Pizzino, che ritiene non si debba operare una distinzione fra dipendenti di serie A e dipendenti di serie B.

“Abbiamo chiesto al sindaco Ingrillì se veramente è stata fatta l’anticipazione di cassa, perché dalle delibere che abbiamo consultato sul sito istituzionale del Comune di Capo d’Orlando, ci risulta che sia stata fatta una richiesta per 7 milioni e 300 mila euro, di cui un milione 275 mila euro utili al pagamento degli stipendi del primo semestre 2018. Adesso vorremmo capire se la banca ha erogato questi fondi, se è stata fatta l’anticipazione di cassa e come sono stati spesi questi soldi che servono per pagare tutti gli stipendi, sia dei dipendenti a tempo determinato che indeterminato. Vorremmo solamente – chiosa Pizzono – che venisse rispettata la legge”.

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