Capo d’Orlando, un’analisi severa del suo triste momento

di Carlos Vinci
03/03/2020

Come mai tutto si ripete? Da più di due decenni  assistiamo ad un lento collasso di un paese plagiato, stordito, ma soprattutto inquadrato a quelle regole già dettate quasi un secolo fa’ dalle famiglie più benestanti, che attraverso quelle attività commerciali del momento, davano da vivere alle famiglie.

Il tempo inesorabilmente ci riporta in avanti all’anno 1994 quando nasce una strana dittatura, un allarme per la maggior parte della gente che, da allora, plagia quasi tutti, nel suo contenuto sociale e culturale generando forti divisioni e rotture anche tra amici fraterni e che hanno portato al governo del paese nuove e arroganti leve giovanili, appassionati del  lusso costoso ma privi di risorse per concederselo.

A ventisei  anni di distanza pochi continuano a denunciare a viva voce, ma concretamente nessuno mette in discussione la legittimità del sistema politico locale e nessuno si sottrae all’osservanza delle decisioni assunte da queste figure paesane di potere. In conclusione coloro che subiscono le ingiustizie  e provino a ribellarsi concretamente, finiscono ad appartenere ad  un popolo controllato.

La nascita di una nuova scissione potrebbe tradursi in una vera  battaglia civile per far rinascere un nuovo e solido sviluppo economico, che porterebbe tutti al cambiamento e ad una grande vittoria.  Purtroppo sarà difficile scardinare questo modello dominato da paure e controlli, un servilismo ormai radicato che offre poche libertà e piccole concessioni lavorative. Si rischia  di perdere ciò che resta della vera identità Orlandina e di essere fagocitati dai soliti arroganti  “Yes Man”  a ripercorrere lo stesso percorso improduttivo del passato.

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