Carenza di materie prime e crisi del settore zootecnico, l’analisi della Regalbuto

di Redazione
09/03/2022

Prezzi delle materie prime alle stelle, crisi energetica e conflitto tra Russia ed Ucraina sono gli elementi che fanno ipotizzare un 2022 tutto in salita per l’agroalimentare italiano e siciliano in particolare. L’avvocato di Santo Stefano di Camastra e responsabile del dipartimento agricoltura di Fratelli d’Italia in provincia di Messina, Gabriella Regalbuto, prova a spiegare come la Sicilia può uscire fuori da questa crisi e come rilanciare un settore fondamentale per l’economia dell’Isola.

La zootecnia siciliana da troppi anni denuncia uno stato di crisi e di abbandono da parte delle Istituzioni. Purtroppo, nonostante le ripetute richieste di aiuto, gli allevatori siciliani non hanno ottenuto quanto necessario per affrontare lo stato di emergenza, sempre più forte per gli incendi e dal Covid. E oggi, con la Guerra in Ucraina e il blocco delle esportazioni dei Paesi dell’Est (grandi produttori e fornitori di mais, soia e altri cereali) ci scontriamo con la dura realtà: blocco della produzione dei mangimi per la carenza di queste materie prime agricole. Ad oggi è assicurata la fornitura alle aziende per non più di un mese, o anche meno (alcuni mangimifici hanno già comunicato il blocco della fornitura).

E dopo? Le aziende saranno costrette a svendere “gli armenti” e dichiarare un fallimento che annunciamo ormai da troppi anni. Se l’obiettivo della politica è chiudere stalle e allevamenti siciliani, questa è non solo la strada giusta ma anche la più veloce. Se non si attivano altri canali di approvvigionamento lo scenario che abbiamo sempre denunciato si paleserà e i nostri allevatori, le nostre aziende, chiuderanno e i Centri per l’impiego con il reddito di cittadinanza saranno l’unica soluzione per mantenere almeno le proprie famiglie!

Serve un piano strategico per l’agricoltura, che guardi ad oggi, all’emergenza che stiamo subendo e affrontando ormai da tempo, e un piano che guardi al futuro, che ridisegni i contorni di questa agricoltura e una sua strategia. Subito incentivi alla coltivazione, per rimettere in produzione i nostri terreni, i nostri seminativi – anche delle aree interne. Defiscalizzazione del gasolio agricolo, incentivi alla produzione, finanziamenti a fondo perduto per piccoli e medi ammassi, recupero dei pascoli di montagna sempre più abbandonati nella sola ricerca di quel criterio di mantenimento HA/UBA, incentivi per l’auto produzione non solo delle fonti energetiche ma anche delle fonti alimentari (anche ridisegnando un PNRR troppo sbilanciato verso una transizione ecologica), un prezzo minimo garantito di vendita, incentivare il riutilizzo dei sottoprodotti agrumari siciliani come altre forme di approvvigionamento per la mangimistica.

La Sicilia ha le carte in regole per essere protagonista di una nuova rinascita. Serve che Politica e Istituzioni riacquistino il senso del valore del settore primario e soprattutto serve che insieme restituiscano dignità e speranza a questo comparto, impegnandosi e non facendone sempre e soltanto argomento da campagna elettorale.

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