Caronia, Cuffari intitola la Casa comunale all’ex sindaco Scurria ed è di nuovo polemica

di Giuseppe Salerno
29/04/2024

Non c’è pace per il primo cittadino di Caronia, Giuseppe Cuffari, ancora una volta attaccato da parte della popolazione del piccolo centro per la scelta dell’Amministrazione comunale di intitolare il palazzo Municipale al geom. Scurria Antonino Salvatore, padre dell’ex assessore comunale Nino, oggi consigliere del gruppo di maggioranza.

L’idea originaria del sindaco, manifestata lo scorso anno, era quella di intitolare all’ex sindaco Scurria la piazza dedicata alla Madonna dell’Odigidria. Idea che non piacque a molti cittadini di Caronia i quali in ogni modo, anche a mezzo social, manifestarono con fermezza la propria contrarietà. Cuffari per calmare gli animi esagitati dei propri cittadini in disaccordo, in quell’occasione, rassicurò tutti che la piazza antistante al palazzo municipale non avrebbe subito alcun cambio di toponimo.

La volontà da parte dell’Amministrazione comunale di intitolare un importante sito al geometra ex sindaco comunque rimane e considerato che il palazzo Municipale risulta senza alcuna denominazione, l’organo di governo decide di rettificare la delibera di Giunta avente ad oggetto “intitolazione della piazza antistante il palazzo municipale, oggi piazza Idria, al geom. Scurria Antonino Salvatore” e individua, in alternativa, la Casa comunale.

Ancora una volta la cosa non va giù a tanti cittadini caronesi i quali avviano una raccolta firme che indirizzano, insieme da una nota, al Prefetto di Messina, Cosima Di Stani:

“ Ill.mo Signor PREFETTO di MESSINA noi sottoscritti cittadini di Caronia Le rivolgiamo il pressante appello perché risparmi al nostro paese l’affronto di trasformare il Municipio, casa di tutti i cittadini, in un edificio intestato e dedicato a un Sindaco scomparso da oltre 10 anni, padre di un Assessore, oggi Consigliere, che molto ha contribuito alla elezione dell’attuale Sindaco geom. Giuseppe Cuffari. Nessuna amministrazione ha osato farlo in oltre un secolo di Sindaci che hanno dato molto al Paese come, ad esempio, l’acquedotto che da oltre un secolo ancora serve Caronia. L’attuale Sindaco aveva già provato qualche mese fa ad intestare con Delibera allo stesso defunto sindaco la piazza antistante il Palazzo Comunale dedicata da secoli alla Madre di Dio, la Madonna dell’Idria !! (Odigitria).

L’intera comunità ha protestato energicamente con tutti i modi consentiti chiedendo il ritiro della Delibera stessa, cosa che il Sindaco è stato costretto a fare pubblicamente, riservandosi tuttavia di scegliere un altro sito da dedicare al defunto padre del suo già assessore. Gli stessi cittadini gli hanno suggerito altre opere realizzate dal defunto sindaco da dedicargli. Nel corso dell’ultimo Consiglio Comunale, Giuseppe Cuffari ha annunciato a gran voce e con ferma determinazione una nuova Delibera che stabilisce di intestare, sempre allo stesso sindaco scomparso, il Palazzo Comunale, cosa che avrebbe fatto “ad ogni costo”.

Perché, e cosa significa questa grave decisione di imporre al Paese una cosa che non vuole perché ingiusta e non comprensibile? Già qualificati cittadini hanno fatto conoscere pubblicamente il loro punto di vista su una decisione che non comprendono. Scriveva recentemente il nostro illustre concittadino Filippo Faillaci :”Ora vedo che sotto la cenere covava il fuoco inestinguibile che bisognava marcare col fuoco un luogo storico, oggi tocca alla Casa di tutti: il Municipio. E’ come dedicare Palazzo Madama a Aldo Moro, il Quirinale a Pertini, e Montecitorio a Berlusconi. I Palazzi istituzionali non si intitolano, sappiatelo! A volte in seno giornalistico li si indica col nome del progettista, se è famoso, senza intitolarglielo. A volte porta il nome degli antichi proprietari, è il caso di Palazzo d’Orleans per la Presidenza della Regione, o Palazzo dei Normanni per l’Assemblea regionale, ma non porta il nome di alcun sovrano o di Presidenti. Se si vuole ricordare qualcuno si dedica una stanza con una targa all’ingresso. E’ la prassi. Tertium non datur!”

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