Castel di Lucio: un pellegrinaggio per la pioggia con controindicazioni

di Giuseppe Salerno
16/05/2017

“Un granello di fede smuove le montagne”. Lo credono gran parte dei castelluccesi ai quali bisogna rendere il luogo comune che associa, alla piccola comunità contadina, grandi peculiarità legate alla fede in Dio. Agire con fede e devozione, per i castelluccesi, come per qualsiasi altro cristiano, significa avere la certezza, quasi matematica, della concessione della grazia invocata.

Accogliendo la richiesta di un nutrito gruppo di fedeli, don Carmelo Lipari, il parroco di Castel di Lucio, ha pianificando una tre giorni di preghiera confidando nella misericordia e bontà divina  affinché dal cielo arrivi acqua per le campagne utile a  rendere, alla terra assetata, refrigerio. L’acqua è un elemento fondamentale, imprescindibile per la vita dell’uomo e per le comunità a vocazione agricola; serve a stabilizzare la produttività delle colture, a garantire discrete  produzioni, nonché rese più elevate.

Le scarse precipitazioni dello scorso inverno non  permettono, oggi, di sfruttare al massimo la produttività dei terreni aridi, frenano la natura  che non riesce a fornire secondo i suoi cicli e minacciano l’ordinaria erogazione del prezioso bene nel periodo estivo. Questo ha messo in allarmare buona parte di fedeli che si sono rivolti al parroco del piccolo centro per programmare un pellegrinaggio, secondo un’antica tradizione, ed implorare la clemenza del Salvatore rinverdendo la speranza di protezione contro gli esiti di ogni calamità insidiosa per la vita della comunità.

Un full immersion di preghiera, insomma, davanti a Gesù eucaristia, che dovrebbe concludersi con una processione, prevista per domani, fino ad una chiesetta, in una montagna che sovrasta Castel di Lucio, parecchio distante dal centro abitato: la chiesa del SS Salvatore, in cui verrà portata, a spalla, la statua di Gesù legato alla colonna. Fino a qui, per chi nella Fede ripone fiducia, certezze e convinzione, tutto appare normale. Tutte le religioni, sin dagli albori dell’umanità, si sono rivolti “all’essere divino” per invocare la pioggia. La fiducia, la certezza e la convinzione che la grazia invocata da tanti potrebbe essere concessa dal Creatore, preoccupa diversi coltivatori che , proprio in questi giorni, hanno finito di mietere il fieno il quale, esposto al sole ha iniziato il processo di essiccazione per poi essere raccolto, imballato ed immagazzinato.

Per tale motivo, questi coltivatori, propongono, a bassa voce, di rinviare il pellegrinaggio poiché, se malauguratamente (per loro) la grazia richiesta dovesse andare a buon fine, l’acqua bagnerebbe il fieno falciato, compromettendo la qualità del foraggio per l’insorgenza di muffe e la perdita delle parti più tenere della fienagione nelle fasi di rivolto del foraggio per una straordinaria riasciugatura. L’invocazione della grazia, quindi, per questa sparuta minoranza di fedeli, dovrebbe slittare di qualche settimana.

Pregare, in questo preciso momento, potrebbe danneggiare la fienagione e ledere gli interessi di diversi. Una situazione paradossale che, nei luoghi d’aggregazione, fa discutere,  da cui emergono la convinzione di una certezza matematica, ed immediata, di risposta all’invocazione della grazia, che preoccupa chi ha mietuto il fieno; e le strambe caratteristiche del credente che chiede un rinvio mettendo in relazione i propri interessi con una religione di convenienza.

“Ciascuno preghi per ciò che più ritiene opportuno. Ci rimettiamo alla volontà del  Signore”.  Le parole di don Carmelo Lipari.

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