Truffa all’Ue sui fondi per l’agricoltura, coinvolto CAA di Cesarò

di Redazione
02/06/2019

Tra gli 11 Centri di Assistenza Agricola (CAA) individuati dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Caltagirone, in tutto il territorio siciliano, sui quali è stato possibile ricostruire un’attività di gruppo affaristico-criminale, c’è anche un CAA di Cesarò.

La Guardia di Finanza ha eseguito il sequestro preventivo di beni mobili e immobili, fabbricati, unità produttive agricole, quote societarie, conti correnti bancari e denaro contante per oltre 1 milione di Euro, nei confronti di 15 persone ritenute responsabili di truffa ai danni dell’Unione europea. Il provvedimento scaturisce dalle indagini dalle quali risultano indagate 34 persone, tra le quali interi nuclei familiari, che negli anni dal 2008 al 2016 hanno indebitamente percepito dall’Agenzia Europea per l’Agricoltura (AGEA) oltre 2 milioni di euro di contributi comunitari destinati a sostenere il settore agricolo.

Le Fiamme Gialle hanno analizzato centinaia di fascicoli aziendali, ricostruito l’attività di un gruppo affaristico-criminale ben organizzato che si è avvalso della complicità dei funzionari di 11 Centri di Assistenza Agricola (CAA) in tutto il territorio siciliano – Lentini (SR), Caltagirone, Catania (CT), Cesarò (ME), Niscemi (CL), Ragusa (RG), Enna (EN) – che non solo omettevano di eseguire i previsti controlli sulle domande presentate, ma attestavano falsamente la regolarità delle stesse, così concorrendo nella commissione delle frodi da parte degli indebiti percettori di contributi all’agricoltura.

Il modus operandi degli indagati partiva dall’interrogazione delle banche-dati dei CAA, per individuare delle particelle catastali di terreni che non erano state ancora utilizzate per l’ottenimento dei contributi. Acquisite tali informazioni identificative venivano quindi riprodotti dei contratti di affitto e/o di comodato fittizi, indicanti, quali controparti, persone del tutto ignare e, in taluni casi, addirittura decedute, nonché incensurati soggetti “prestanome”, i quali, dietro compenso, consegnavano agli organizzatori della truffa la copia dei propri documenti di riconoscimento e le coordinate bancarie necessarie per istruire le istanze di accesso ai finanziamenti.

Tra le particelle selezionate per ottenere i contributi, oltre a quelle di ignari cittadini, sono state utilizzate anche molte di quelle che individuano terreni di proprietà del Demanio della Regione Siciliana e di numerosi Enti locali – tra i quali i Comuni di Vittoria (RG), Militello in Val di Catania (CT), Alì (PA), Caltagirone (CT), Butera (CL) – le cui amministrazioni erano ovviamente all’oscuro di tutto. Nel sistema fraudolento rientrava anche la programmata costituzione, ad hoc, di decine di imprese agricole per far risultare, solo “cartolarmente”, che le stesse avevano gestito, per ogni annualità delle richieste di contributo, centinaia di ettari di terreno.

L’escamotage risultava necessario ad attribuire a tali aziende la proprietà di centinaia di titoli “PAC” (acronimo di Politica Agricola Comune, titolo collegato ad ogni singolo ettaro di terreno coltivato e di valore variabile a seconda del tipo di coltura praticata), requisito fondamentale per poter accedere ai finanziamenti europei. I rappresentanti legali di tali imprese sono stati anch’essi indagati e a 13 società sono stati contestati illeciti in tema di responsabilità amministrativa degli enti. Inoltre, per rendere più difficoltoso il controllo, i terreni oggetto della truffa venivano trasferiti di anno in anno da un soggetto all’altro, attraverso cessioni incrociate, in modo da non far risultare, in più anni, per il medesimo fondo agricolo, lo stesso beneficiario. Le indagini costituiscono il prosieguo di altre precedenti denominate “Terra bruciata” e “Reaping”.

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