Coronavirus, distanziamento intermittente e scenari per il futuro

di Turi Milano
03/05/2020

In Italia, dall’inizio dell’epidemia di Coronavirus, almeno 209.328 persone hanno contratto il virus Sars-CoV-2: di queste, 28.710 sono decedute. Secondo gli ultimi dati della Johns Hopkins University, nel mondo i casi sono più di 3,2 milioni, con oltre 228 mila morti.

Se qualcuno pensa che tra 2, 3, 4 mesi la situazione possa tornare alla normalità, cioè com’era prima dell’inizio dell’epidemia, si sbaglia. Si sbaglia e di grosso. Secondo gli esperti il nuovo coronavirus ha tutte le caratteristiche per diventare stagionale, un po’ come l’influenza. E se il distanziamento sociale è senz’altro fondamentale per  ridurre l’arrivo di pazienti in condizioni critiche in ospedale, dando respiro ai sanitari, la trasmissione di Covid-19 potrebbe riprendere forza una volta che queste misure saranno revocate, mettendo nuovamente in difficoltà le strutture sanitarie, tanto che potrebbe essere necessario mantenere il distanziamento sociale in modo intermittente anche nel 2022, per affrontare le ondate epidemiche.

Gli scienziati si interrogano su quanto a lungo il virus Sars-CoV-2 resterà in circolazione. Secondo il nuovo studio di modellizzazione l’incidenza di Sars-CoV-2 fino al 2025 dipenderà in modo decisivo proprio dalla durata dell’immunità umana, della quale gli scienziati sanno ancora molto poco. Quello che la scienza prevede è uno scenario pauroso: la sua trasmissione potrebbe assomigliare a quella dell’influenza pandemica, con una “circolazione stagionale”. Inoltre in tutti gli scenari simulati, incluso quello di un distanziamento sociale occasionale e intermittente, il contagio tornerà a diffondersi quando le misure vengono revocate.

C’è, ad esempio, un punto di domanda su cosa avverrà dopo l’estate: se il distanziamento sociale si allenta quando la trasmissibilità del virus aumenta in autunno, potrà verificarsi un’intensa epidemia invernale, che si sovrapporrebbe alla “normale” stagione influenzale e potrebbe mettere in crisi, nuovamente, i sistemi sanitari di mezzo mondo. Secondo un altro scenario preso in considerazione nello studio potrebbe anche esserci una ripresa intermittente di Sars-CoV-2 per anni, fino al 2025. L’arrivo di nuove terapie potrebbe attenuare la necessità di un rigoroso distanziamento sociale, ma in mancanza di farmaci o vaccini potrebbe essere necessario mantenere una sorveglianza e un distanziamento intermittente nel 2022. Ciò darebbe agli ospedali il tempo di aumentare la loro capacità di terapie intensive, consentendo al contempo di far crescere l’immunità nella popolazione.

Si sarebbe inoltre individuata una nuova mutazione del virus Sars-Cov-2 nell’enzima polimerasi, relativa a ceppi virali presenti in pazienti europei e del nord America. I dati sono stati ottenuti attraverso l’analisi di oltre 200 sequenze genomiche complete presenti nelle banche dati: si è potuto differenziare il ceppo asiatico del Sars-Cov-2 da quello europeo e nord Americano. Si parla di una possibile coesistenza di ceppi virali diversi, ciascuno con una diversa strategia di mutazione.  Questa mutazione può spiegare la rapidità e la maggiore moltiplicazione del virus nei pazienti colpiti in Europa e nel nord America, rispetto all’Asia. La presenza di questa, e di altre cinque mutazioni già scoperte da un team italiano, rappresentano elementi significativi per stabilire il comportamento del virus e favoriscono lo studio di future strategie terapeutiche.

Anche se dovesse esserci una parziale riapertura delle attività, anche se dovessimo tornare nuovamente in strada, nulla sarà come prima. Almeno fino a quando non ci sarà la scoperta di un vaccino che sconfiggerà sul nascere il coronavirus.  Siamo solo all’inizio.

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