Imprenditore che denunciò tangente: “Solo così cambiamo le cose”

di Redazione
14/11/2021

“Bisogna capire che solo denunciando le cose potranno cambiare. Uniti si può scardinare questo sistema, perché gli imprenditori onesti sono la maggior parte”. Fabio D’Agata, 49 anni, è l’imprenditore che ha denunciato il direttore dei lavori del cantiere affidato dalla Regione Siciliana alla sua ditta, la Consolidamenti Speciali di Acireale, che stava lavorando per mettere in sicurezza un costone roccioso a San Marco d’Alunzio. Un appalto da quasi due milioni di euro.

La sua denuncia ha portato dell’arresto di Basilio Ceraolo, 70enne ingegnere finito ai domiciliari su disposizione del Tribunale di Patti. Secondo gli investigatori Ceraolo avrebbe proposto all’imprenditore di risparmiare nell’acciaio da utilizzare per poi dividere la somma che sarebbe stata comunque frodata. D’Agata ha finto di accogliere l’offerta andando in seguito a denunciare tutto alla Guardia di Finanza.

D’Agata, in un intervista al giornale Il Fatto Quotidiano, racconta di aver subito pressioni anche in passato: “Ci è capitato di ricevere intimidazioni e richieste di estorsioni dalla criminalità organizzata, sia siciliana che calabrese, ma anche da parte di funzionari pubblici. In quest’ultimo caso le imprese si trovano ancora più in difficoltà perché, come detto, il rischio è di rimanere impantanati negli ostruzionismi dei burocrati”.

L’imprenditore parla anche della situazione del settore degli appalti: “Viviamo in un’epoca dove c’è una grande carenza in materia di trasparenza. E mi sento di dire che più le procedure sono opache e discrezionali, più la corruzione trova terreno fertile. Gli affidamenti diretti, ma anche le procedure a inviti e quelle con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa prestano il fianco a questi fenomeni. La necessità di velocizzare le procedure di gara esiste, ma non può essere barattata con la trasparenza. Non si può affidare tutto alla discrezionalità di chi seleziona le imprese da invitare e chi giudica le proposte progettuali. A pagarne saranno sempre più quelle imprese oneste, che non vantano rapporti privilegiati con le stazioni appaltanti”.

D’Agata spiega come nel settore appalti non sia cambiato “più di tanto rispetto a trent’anni fa”, “all’epoca credo che la criminalità organizzata nella maggior parte dei casi partecipasse alle spartizioni come entità esterna a cui bisognava riconoscere una percentuale. Oggi, e le cronache giudiziarie a tutte le latitudini lo raccontano, le mafie hanno un volto imprenditoriale, stanno sul mercato”.

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