Ecobonus 110%, quali rischi si celano dietro le ristrutturazioni “gratis”

di Redazione
19/06/2020

L’autore dell’interessantissimo ed illuminante articolo Perché il bonus del 110% per le ristrutturazioni è un potenziale boomerang”, pubblicato da “Il Sole 24 ore”, che vi proponiamo integralmente, è Costantino Ferrara, vice presidente di sezione della Commissione tributaria di Frosinone, già giudice onorario del Tribunale di Latina, presidente Associazione magistrati tributari della Provincia di Frosinone, che spiega rischi dell’Ecobonus. 

“Tra le misure di spicco contenute nel decreto Rilancio, giocano un ruolo principale le detrazioni fiscali per i lavori di efficientamento energetico e sismico degli edifici, innalzate alla misura del 110% per i lavori commissionati dai privati sulle abitazioni.

In particolare, più che l’innalzamento della misura dell’ecobonus, oggi addirittura superiore alla spesa, la parte di maggior interesse riguarda la possibilità di trasformare le detrazioni in crediti d’imposta da cedere a terzi o addirittura alla ditta che esegue materialmente i lavori, a sconto del prezzo per la realizzazione degli stessi. In altri termini, come annunciato dallo stesso premier nella conferenza di presentazione del decreto, i cittadini avranno la possibilità di ristrutturare le proprie case senza spendere un euro.

Tutto molto bello. Ma a raccontarla in questo modo si rischia di far passare un messaggio sbagliato e, soprattutto, estremamente pericoloso per i privati cittadini, che si espongono a delle potenziali, pericolosissime truffe.

L’errore di fondo sta nel considerare che la ristrutturazione della propria abitazione sia “gratis”, cioè che il privato possa effettuare i lavori senza pagare nulla. In verità, il privato paga eccome i lavori. Nello specifico, li paga attraverso il credito d’imposta che matura a proprio favore, cedendo quel “benefit” alla ditta che esegue i lavori o ad un terzo. Comprendere questa differenza tra “non pagare i lavori” e “pagarli con il credito d’imposta” è fondamentale da un punto di vista pratico, più che teorico.

Infatti, nel caso in cui l’Agenzia delle Entrate contesti la spettanza della detrazione e del credito, le conseguenze e i recuperi d’imposta ricadrebbero direttamente sul cittadino, chiamato a riversare all’Erario le somme contestate, oltre a sanzioni e interessi.

In altre parole, facendo un esempio basato su numeri di fantasia, immaginiamo che il cittadino commissioni ad una ditta l’esecuzione di lavori di isolamento termico sulla propria abitazione. Immaginiamo poi che la ditta effettui un preventivo, stimando che tali lavori generino un credito d’imposta pari a 50.000 euro, accettando di eseguire gli stessi in cambio del credito d’imposta, senza alcun esborso di denaro richiesto al cittadino. La ditta esegue i lavori, viene certificato e ceduto il credito a titolo di pagamento e tutti felici e contenti.

La storia, però, non finisce proprio qui. Immaginiamo che la ditta abbia sovrastimato i lavori, allo scopo di far maturare (a proprio favore) un credito d’imposta più alto. Infatti, tanto più è alto l’importo attribuito ai lavori, tanto più è grosso il vantaggio per la ditta che riceve in pagamento il credito.

Che cosa succede in caso di controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate? Se la misura o la tipologia di lavori viene contestata e il credito d’imposta viene parzialmente (o totalmente) disconosciuto, il recupero d’imposta è rivolto nei confronti del cittadino. In altri termini, il privato si trova a dover pagare le somme (quei 50.000 euro iniziali del credito d’imposta ceduto alla ditta), maggiorate delle sanzioni e degli interessi.

Non è vero, dunque, che il privato cittadino esegue i lavori “senza pagare”. È un messaggio sbagliato. Il privato cittadino “paga” i lavori cedendo il proprio credito d’imposta: con la conseguenza che, qualora tale credito d’imposta venga messo in discussione, per un motivo o per un altro, il cittadino sarà costretto a restituire “monetariamente” quelle somme, con l’aggravio sanzionatorio.

L’altro lato della medaglia riguarda, appunto, le possibili truffe a cui i cittadini, specie i più deboli e ingenui, si trovano esposti, a causa di potenziali comportamenti scorretti posti in essere dalle ditte che propongono di eseguire i lavori.

È già iniziato il “circo” delle ditte che contattano le persone, offrendo di eseguire ingenti lavori a gratis. In particolare, alcune aziende propongono di realizzare lavori che valorizzano in decine di migliaia di euro, senza neppure effettuare un minimo studio di fattibilità sull’abitazione in oggetto. Offerte del genere sono il chiaro segnale di comportamenti poco corretti, le cui conseguenze ricadranno poi sui cittadini. Si tratta, con discrete probabilità, di ditte destinate a sparire nell’arco di pochi anni, dopo aver incamerato le somme derivanti dai lavori “gonfiati”.
È importante che i cittadini capiscano bene come funziona il meccanismo, per potersi difendere e scansare potenziali abusi, con conseguenze a proprio carico.

Sotto un profilo pratico, i lavori che danno diritto ai bonus non possono essere eseguiti indistintamente su qualunque abitazione e, soprattutto, non è possibile parlare di cifre prima ancora di effettuare delle rilevazioni e degli studi specifici sull’immobile. Peraltro, attribuire un valore molto alto ai lavori rappresenta un vantaggio soltanto per la ditta che li esegue e che riceve in pagamento il credito d’imposta. Dalla parte del cittadino, invece, l’eccessiva valorizzazione dei lavori esprime semplicemente la misura del rischio a cui egli si espone, essendo chiamato a restituire tale somma, oltre sanzioni e interessi, in caso di comportamenti abusivi. Tanto più è alto (gonfiato) l’importo dei lavori, tanto più c’è il rischio per il privato di subire un recupero fiscale di ingente importo.

Far capire questo sistema, è fondamentale per consentire al cittadino di individuare a monte le offerte poco serie e di affidarsi soltanto ad operatori qualificati, che prospettino delle soluzioni concrete e percorribili. Diffidare, quindi, delle imprese che propongono condizioni estremamente vantaggiose, sbandierando cifre a destra e a manca, senza aver neppure effettuato un sopralluogo tecnico sull’abitazione oggetto.

È importante che il cittadino sia il primo controllore, poiché gli effetti negativi di eventuali distorsioni o condotte poco chiare ricadranno direttamente su di lui. Con ciò non voglio assolutamente dire che la misura introdotta dal Governo sia negativa. Anzi, la stessa rappresenta un’opportunità straordinaria, tanto per i cittadini che potranno riqualificare le proprie abitazioni, quanto per le imprese che operano nel settore. Però, raccontarla in maniera distorta, rischia di favorire operatori poco seri, a discapito delle imprese che operano secondo legalità, oltre a rappresentare un potenziale boomerang per i cittadini, chiamati a restituire (maggiorate) le somme che hanno maturato come credito d’imposta, illudendosi di aver fatto i lavori “a gratis”.

 

 

Cos’è l’Ecobonus

Con Ecobonus si intende l’insieme di detrazioni, e quindi agevolazioni, per tutti gli interventi edilizi volti al cosiddetto «efficientamento energetico», e cioè alla messa in condizione, di edifici pubblici e privati, di poter contenere i consumi energetici. L’obiettivo è quello di rendere ottimale il rapporto tra il fabbisogno energetico dell’edificio in questione – luce e gas per esempio – e il livello di emissioni prodotte, in molti casi nocive per ambiente ed esseri umani. Introdotto dalla legge finanziaria del 2007, nei suoi termini generali dunque l’Ecobonus rappresenta una delle agevolazioni più importanti per chi intende fare lavori in casa, nel proprio condominio o nella propria azienda e, finora, ha previsto aliquote ordinarie del 50 e del 65%. I sostegni a spese per caldaie, sostituzione di finestre e pompe di calore, sono stati mantenuti negli anni dalla proroga delle detrazioni, fino alla legge di Bilancio 2020.

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