Errori giudiziari e ingiuste detenzioni, il report della mala giustizia in Italia

di Redazione
12/04/2022

L’Associazione Errori giudiziari, che da oltre 25 anni approfondisce il fenomeno in Italia degli innocenti in manette, ha reso noti i dati aggiornati al 31 dicembre 2021. Carte alla mano, con un attento e scrupoloso lavoro, l’Associazione  è riuscita stabilire gli errori giudiziari e casi di ingiusta detenzione, determinando quanto lo Stato spende in indennizzi e risarcimenti.

Prima di ogni altra cosa bisogna distinguere tra due tipologie di vittime di ingiusta detenzione (cioè coloro che subiscono una custodia cautelare in carcere o agli arresti domiciliari, salvo poi venire assolte) e chi subisce un vero e proprio errore giudiziario in senso stretto (vale a dire quelle persone che, dopo essere state condannate con sentenza definitiva, vengono assolte in seguito a un processo di revisione).

Coloro che sono finiti in custodia cautelare da innocenti, rappresentano la stragrande maggioranza. Dal 1992 al 31 dicembre 2021, si sono registrati 30.017 casi: vuol dire che, in media, si sono registrati poco più di 1000 innocenti in custodia cautelare ogni anno. Il tutto per una spesa che supera i 819 milioni e 277 mila euro in indennizzi, per una media di circa 27.309.240 euro l’anno.

Per avere una prima idea di quanti sono gli errori giudiziari in Italia vale la pena di mettere insieme sia le vittime di ingiusta detenzione sia quelle di errori giudiziari in senso stretto. Ebbene, dal 1991 al 31 dicembre 2021 i casi sono stati 30231: in media, poco più di 975 l’anno. Il tutto per una spesa complessiva dello Stato gigantesca, tra indennizzi e risarcimenti veri e propri: 895.308.275 euro e spiccioli, per una media appena superiore ai 28 milioni e 880 mila euro l’anno.

Nel 2021 i casi di ingiusta detenzione sono stati 565, per una spesa complessiva in indennizzi di cui è stata disposta la liquidazione pari a 24.506.190 euro. Rispetto all’anno precedente, si assiste a un netto calo sia nel numero di casi (-185) sia nella spesa. Continua quindi la flessione che si era notata lo scorso anno. Le cause? Molto probabilmente la pandemia continua a far sentire i suoi effetti sull’attività giudiziaria a tutti i livelli, dunque anche sul lavoro delle Corti d’appello incaricate di smaltire le istanze di riparazione per ingiusta detenzione. Ma non è da escludere che incida molto anche quella tendenza restrittiva (che abbiamo più volte segnalato) secondo cui lo Stato respinge la stragrande maggioranza delle domande presentate o tende comunque a liquidare importi sempre molto vicini ai minimi di legge. 

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