Galati, il boom del Catafurco: i doni del Padreterno e il dovere degli amministratori

di Salvo Lapietra
05/05/2018

Nei giorni scorsi (25 aprile e primo maggio) le Cascate del Catafurco di Galati Mamertino hanno registrato un vero e proprio boom di visitatori.  Non è in verità una grande novità. Ma Vincenzo Amadore, vicesindaco di Galati Mamertino, nel cui territorio ricadono le cascate,  lo ha raccontato ai giornali come se si trattasse di un fatto  di straordinaria portata. Per essere precisi è ormai da qualche anno che le Cascate sono diventate meta  costante di appassionati, escursionisti, famiglie  e così via. C’è poco da essere entusiasti, però, perché il merito va tutto a Madre Natura e all’Altissimo (per chi crede).  Non sia per polemica ma ci  sono un po’ di cosette da dire attorno al fenomeno. Tutte cose che riguardano le competenze degli umani e di chi è chiamato ad amministrare. Ci arrivano, per esempio, segnalazioni sullo stato dei sentieri, sui percorsi: insomma, par di capire da chi ha recentemente visitato quei luoghi, sarebbe necessaria una manutenzione straordinaria. Cose che non può fare Madre Natura ma che spettano all’amministrazione comunale di Galati Mamertino a meno che il Parco dei Nebrodi, così entusiasta per queste bellezze, non voglia dare una mano.

Ma c’è un altro discorso che ci preme qui affrontare: quale indotto economico si è fin qui creato a valle di migliaia di visitatori che ogni anno arrivano fin nel cuore del Parco dei Nebrodi per vedere le Cascate del Catafurco? E qui c’è poco da essere entusiasti visto che finora Galati Mamertino non ha saputo cogliere l’opportunità del turismo naturalistico. Il paese il primo maggio era deserto o quasi e bisognerebbe capire quanta gente ha dormito nei b&b o nelle case vacanza del centro nebroideo. Insomma la politica sembra prendersi i meriti del Padreterno ma le cose a Galati, almeno su questo fronte, non sembrano andare per il verso giusto. Non ce ne voglia l’assessore Amadore, che ha la delega al Turismo: non c’è qui alcun fatto personale.

Chiediamo, se possibile , di avviare una riflessione seria su cosa c’è da fare per far sì che almeno alcuni dei visitatori del Catafurco si spingano fino al centro storico di Galati Mamertino, visitino le chiese,  e magari si fermino a prendere un gelato, una bibita, a comprare un pacco di biscotti o un  salame di suino nero dei Nebrodi. Il turismo ha senso se riesce a sviluppare filiere, a far crescere il territorio. Qualcuno già propone di far pagare un ticket per l’ingresso alle Cascate: può persino essere una proposta di buon senso se ciò serve a finanziare servizi e manutenzione, se serve magari a creare un fondo rotativo per finanziare startup del settore turistico o agroalimentare, se serve insomma a creare nuova ricchezza e a non far scappare i giovani da un paese che tende sempre di più a spopolarsi.

La politica ha il dovere di interrogarsi e di programmare, di immaginare un futuro e non solo di interpretare le istanze delle clientele (come pare abbia fatto qualche assessore nel dibattito sugli usi civici di cui ci occuperemo presto). Abbiamo l’impressione che in questo piccolo centro dei Nebrodi si giochi una partita importante. Ma abbiamo anche la sgradevole sensazione che chi si batte per la fine della cultura parassitaria, chi vuole un paese a misura di impresa, chi si batte per far nascere e crescere nuove imprese sia sbeffeggiato se non addirittura minacciato. E’ ora di finirla.

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