Il Covid, la variante Delta e l’illusione della prevenzione

di Giuseppe Salerno
24/07/2021

La variante Delta è il ceppo dominante di questa nuova ondata e continua a diffondersi senza sosta anche in tutto il territorio nebroideo. Un po’ di mal di gola, una leggera febbricola, il naso che cola, sono i banali sintomi che può nascondere l’insidiosa variante, che si sviluppa dalla forma originaria del COVID-19, anche in soggetti che hanno ultimato il ciclo vaccinale. Perché, per chi ancora non lo sapesse, la vaccinazione ha un effetto protettivo dalla malattia, ma non dall’infezione: un vaccinato ha pochissime probabilità di sviluppare la malattia, ma può infettarsi e diffondere il virus.

Va da se che l’ultima variante arrivata, che al momento pare prediligere e circolare molto tra i più giovani, su coloro i quali hanno ricevuto entrambi le dosi di vaccino si manifesta con un profilo clinico piuttosto basso, che quindi da pochi problemi. La variante Delta, che in queste ultime ore sta seminando preoccupazione in molti centri dell’area dei Nebrodi occidentali, include una serie di mutazioni la cui contemporanea presenza desta ragionevole preoccupazione per la potenziale maggiore trasmissibilità e il possibile rischio di reinfezione. Nei soggetti non vaccinati – secondo gli esperti – può diffondersi più facilmente, con una maggiore gravità e può causare una malattia più grave.

L’esponenziale aumento, in questi giorni, è stato riscontrato in alcuni Comuni dove sono emersi alcuni casi dai quali è stato possibile iniziare un serio tracciamento. Per tracciamento serio intendiamo quello effettuato sui reali contatti avuti e indicati dai soggetti positivi. Perché abbiamo voluto sottolineare “tracciamento serio”? Per distinguerlo da un altro tipo di tracciamento: quello “poco serio o da irresponsabili”. Quest’ultimo si distingue dal primo per la sconsiderata condotta del soggetto risultato positivo al Covid che, intenzionalmente, omettere di segnalare i contatti i quali, a loro volta, verrebbero sottoposti a screening e quindi a quarantena. Chiusi a casa per 10 giorni in attesa di tampone molecolare di riscontro.

Segnalare 4 – 5 persone, giusto per fare contenti i sanitari dell’Usca, significa risparmiare dal fastidiosissimo isolamento amici, contatti stretti o occasionali, a scapito di una capillare e proficua ricerca che farebbe emergere la reale situazione epidemiologica. E’ chiaro che a nessuno piace trascorrere belle giornate di sole chiuso tra le quattro mura della propria abitazione durante la stagione estiva. Come è altrettanto chiaro che la maggior parte della gente non prende più in seria considerazione quel rischio sanitario per cui lo Stato ha dichiarato, e prorogato, l’emergenza fino al prossimo 31 dicembre. Alcune aree del medesimo territorio, a pochi chilometri l’una dall’altra, oggi, registrano un numero esagerato di positivi al Covid ed altre dove pare che il virus, e le sue varianti, non trovi terreno fertile. Ma non è così: è tutta questione di screening, la situazione epidemiologica verrebbe meglio rappresentata a parità di tamponi

La verità è che nessuno ha più realmente paura del virus. L’unica paura che si percepisce è quella di rimanere bloccati in casa, in osservanza delle regole imposte dall’Autorità sanitaria. Lo dimostrano i comportamenti. La strafottenza è tanta ed il buonsenso poco. C’è gente che, anche se direttamente interessata dal contagio, o dal contagio di un familiare, vive la propria socialità come se nulla fosse. Tutti pensano di essere liberi e di potersi comportare come meglio credono. E lo fanno con una serenità imbarazzante, senza nessun riguardo per gli altri. Lo fanno pur di non rinunciare al mare, alle serate con gli amici, al programma estivo che sta per entrare nel vivo. Quando ognuno e libero di scegliere se vaccinarsi o non vaccinarsi, di potersi muovere quando invece dovrebbe osservare coscienziosamente la quarantena, di pensare che il Covid è un complotto mondiale avallato dai media, cosa potrei mai rispondere o contestare al mio amico, soggetto vaccinato, partita iva, che mi dice che se domattina dovesse intuire, dai sintomi, di essersi beccato la variante Delta, l’ultima cosa che farebbe sarebbe quella di autodenunciarsi attivandosi per fare un tampone, rischiando di rimanere a casa per un tempo incerto ed esponendo a serio rischio la propria attività?   

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