La castelluccese Anna Napoli vince il Primo Premio “Mare Nostrum 2020″

di Redazione
31/12/2020

La castelluccese Anna Napoli (nella foto), con laboratorio di pittura d’arte a Firenze, ha conquistato il primo premio “MARE NOSTRUM” 2020, composta da autorevoli pittori, critici e docenti d’arte che si è espressa con questa motivazione sull’opera. Titolo dell’opera vincitriceC’è chi parte, c’è chi resta”.

Un quadro di spiccata originalità e forte personalità – ha commentato la presidente dell’Associazione dell’Accademia Euromediterranea delle Arti, la Prof.ssa Maria Teresa Prestigiacomo – che attraverso una fantasmagoria di colori, racconta storie di emigranti di ieri e di oggi: una narrazione ben articolata che esprime gioie e dolori di un Mare Nostrum di miti e leggende ma anche di drammi e fortune. Equilibrio cromatico funzionale all’armonia d’insieme e piani e volumi bene evidenziati sulla tela”.

Lucetta Risaliti, critica d’arte e Presidente dell’Associazione fiorentina artistico culturale “La Rosa d’oro dell’Arte”, ha così descritto, in occasione del PREMIO MARE NOSTRUM, il percorso artistico dell’artista castelluccese.

“C’è chi parte, c’è chi resta”, olio su tavola di legno

“Nel panorama artistico contemporaneo Anna Napoli occupa un posto privilegiato, come pittrice poliedrica di sofisticata eleganza. La sua ricca opera è caratterizzata da momenti di feconda ispirazione. Una preziosa ricerca pittorica che implica tecnica, struttura, forma e colore, condicio sine qua non affinché un artista possa essere ritenuta tale. Anna Napoli dunque ci mostra, con genio e passione, i suoi momenti di nostalgia intimista, che ci svelano paesaggi assolati, essenziali della sua potente Sicilia, o ci immergono nella flora del suo giardino e dei suoi sogni, di cui godiamo, nella visione dei dipinti, il profumo e la sfolgorante densità del colore. Il momento sublime del mare, trascende qualsiasi realistica apparenza, quando l’intensità del blu disegna la linea netta dell’orizzonte, laddove incontra eterei violetti e insondabili trasparenze blu reale. Talvolta ombrelloni solitari sottolineano il silenzio di spiagge deserte. Nella serie “Mon Amour” troviamo il momento delle rose. Alcune si ergono solitarie su lunghissimi steli, che dividono in due la composizione, spesso in sezione aurea. Gli effimeri fondi astratti esaltano l’intensità realistica del fiore. Altre rose disposte in serie ordinate, calcano di rosso la loro imperiosa presenza, su temerari fondi blu e gialli Il tenero momento della figlia Nuela ci commuove con i suoi incantevoli ritratti, che narrano di sogni e di fiabe, le stesse che la madre racconta alla sua bambina. Lorraine con l’immenso fiocco bianco e un trionfo di fiori gialli alle spalle, a protezione della sua tenera età insieme al momento evocativo delle bambole ci riportano al brio e alla leggerezza dell’infanzia. Ma Anna non si accontenta e si spinge oltre. Nella sua instancabile ricerca, l’individualismo intimista, diviene, come intuì Giovanni Verga, ne “I Malavoglia”, un momento corale. Il singolo ritratto cede il posto a molteplici personaggi, animali e oggetti.

In questi dipinti l’artista raggiunge l’apice della sua inesauribile ispirazione e dà vita a capolavori assoluti, come l’opera, che a ragione, ha conseguito il Primo Premio al Concorso “Mare Nostrum”, dal titolo “C’è chi parte e c’è chi resta”. Qui Anna sfoggia tutta la sua grande maestria. La cosa più sorprendente è che, nonostante la solida struttura, la composizione appare leggera e dinamica. Le due diagonali che si intersecano al centro del quadro, sono attraversate, in sezione aurea, da una linea verticale, creando due spazi distinti, relativi a due momenti diversi. La parte bassa del quadro sostiene il peso maggiore della composizione. Dall’angolo destro in basso, inaspettato il guizzo del pesce in primo piano, simbolo di viaggio e di fatalità, apre la scena dando inizio a una grande spirale, e ne suggerisce la direzione, che si articola su tutta la superficie del dipinto. Una teoria di personaggi, seguendo la sua curva, si muovono, creando prospettive che catturano lo sguardo dello spettatore, potentemente coinvolto dal pathos della storia e lo conducono verso il punto di fuga, dove lo spazio si libera, anche se per poco, dalle immagini e si fa vuoto. Si intuisce che l’artista ha messo a frutto l’affascinante lezione del dinamismo teatrale barocco, ma il palcoscenico di Anna esige una regia che supera i maestri passati ed elabora modernissime rappresentazioni, dove sono protagonisti l’immanente e il trascendente. Questa singolare artista concepisce così un mondo fatto di molteplici momenti simultanei. Come filtrate da un prisma di specchi le prospettive si susseguono e i personaggi si articolano a fondamento delle stesse e ognuna di esse accoglie un nuovo mondo, che si interseca, all’infinito, con altri mondi. In questo tripudio di immagini e di colori, lo spettatore si inoltra affascinato dalle storie di saghe familiari che la pittrice ci racconta. Una signora con un curioso cappellino, che evoca il mare e le sue vele, si affaccia sul momento di chi resta, tende le braccia, con tenero trasporto, verso una simpatica capretta, dagli occhi grandi pieni di pensiero e di sapienza antica, arrampicata su oggetti che occupano un tavolino in primo piano. Un fiore che spunta da un vasetto ci rassicura sui cicli della vita. Domina la scena sullo sfondo un’ enigmatica signora dallo sguardo arcaico, che sembra dialogare con lo spettatore. Forse lei è un nume tutelare, o una divinità matriarcale manifestata a protezione di chi resta, o semplicemente una madre, che aspetta il ritorno del figlio. In lontananza una ragazzina, o bamboletta simbolo di memoria di un’infanzia mai dimenticata, sembra muoversi verso quella madre. Il grande cesto con limoni che campeggia in alto, al centro del dipinto, testimone di una terra fatale e generosa, fa da trade-union tra quelli che partono e quelli che restano. La commovente fatalità della scena di chi parte, ci coinvolge emotivamente con l’appassionato abbraccio dei due amanti, che versano lacrime silenziose, per l’imminente distacco e la paura dell’ignoto. Il gallo annuncia un nuovo sole, ma già è giunta l’ora dell’addio. La genialità della struttura formale si associa all’essenzialità del colore. Con il rosso, il verde e il blu, l’artista crea sapientemente un’infinita gamma di suggestive tonalità, che contribuiscono a conferire movimento, volume e prospettiva alla composizione. Talvolta, nelle opere di Anna, le forme e i colori suggeriscono lettere o numeri sconosciuti, le prospettive assumono molteplici punti di fuga, le forme si scompongono in miriadi di altre forme. In questo modo l’artista si esprime attraverso la creazione di un alfabeto, una matematica, una geometria, producendo così una sorta di linguaggio esoterico, che annuncia nuovi simboli e nuovi paradigmi, con cui Anna comunica al cuore degli uomini il suo potente messaggio. Finalmente dunque una grande artista, che poeticamente ci illumina con i suoi quadri densi di storie e di cultura.

Anna Napoli (Castel di Lucio, Me, 1956) con Laboratorio d’arte a Montespertoli (Firenze). Il suo grande amore per la pittura coltivato negli anni in particolare nel pastello su carta, l’olio e l’acrilico su tela e tavole di legno. Alcune opere sono presenti in istituzioni pubbliche e collezioni private. L’artista ha realizzato molte mostre personali e collettive in molti paesi, significative negli Istituti di Cultura Italiana all’estero, Bruxelles (Belgio) anno 2012 e a Colonia (Germania) nel 2013. La pittrice ha partecipato a concorsi di pittura nazionali ed internazionali ottenendo prestigiosi premi e segnalazioni della critica.

 

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