La disposizione del prefetto sui migranti è davvero una “violenza istituzionale”?

di Alessio Conforto
19/07/2017

“Violenza istituzionale”, questa l’espressione utilizzata dal sindaco di Castell’Umberto Vincenzo Lionetto Civa per descrivere la disposizione della Prefettura di Messina relativa al collocamento straordinario di circa 50 migranti presso l’Hotel Il Canguro, sito per altro nel territorio del comune di Sinagra.

Una “ violenza” dunque a cui il sindaco ha deciso di rispondere con presidi e barricate; tralasciando gli aspetti sociologici della vicenda, gravi e trascurati dal momento che questi slanci politici non fanno altro che alimentare un razzismo dilagante che soltanto colpevolmente possiamo far finta di non vedere (basta leggere i commenti penosi che si leggono sui social ), bisognerebbe soffermarsi sugli aspetti istituzionali di ciò che sta accadendo.

Il sindaco di un Comune delle Repubblica non è un capopopolo, non è un agitatore delle masse, è un amministratore del governo che come il Prefetto (reo di atti istituzionali violenti secondo il sindaco nebroideo ) ha un preciso onere costituzionale prescritto dall’articolo 54 secondo cui “…I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore…”. E’ opportuno dare un peso alle norme della Costituzione che non si limita ad indicare una via ma la traccia e la scolpisce al fine di vederla percorsa.

Un sindaco non è tenuto ad organizzare presidi, ad organizzare barricate alimentando ( si presume e si spera in buona fede ) razzismo e xenofobia, racimolando il consenso di componenti politiche e sociali apertamente disallineate rispetto alle norme costituzionali di cui agli articoli 2 e 3 (intangibilità dell’individuo, uguaglianza formale e sostanziali di tutti, cittadini e non, italiani e non ).

Questa non vuole assolutamente essere una valutazione politica dell’operato di un sindaco, ma l’occasione per esprimere delle considerazioni generali: come si dovrebbe gestire un’emergenza di questo tipo? Con capacità amministrative, dialogo e comprensione.

Un sindaco dovrebbe proteggere il territorio assicurandosi che le disposizioni emergenziali legate all’immigrazione (nello specifico si parla dell’apertura di un CAS “ centro di accoglienza straordinaria “, struttura eccezionale per definizione ) abbiano un impatto minimo sulla comunità se non addirittura positivo; bisognerebbe disporre la polizia locale in maniera strategica, alimentare le possibilità economiche favorendo la sinergia tra le aziende locali e le cooperative che si occupano del centro di accoglienza, sollecitare politicamente senza barricate, urla e presidi il governo regionale e la prefettura affinché si trovino soluzioni politiche condivise, collaborare con i comuni limitrofi per distribuire in maniera concertata le quote di migranti.

L’immagine che in questi giorni si staglia nuda e cruda davanti agli occhi di chi scrive è sfortunatamente diversa; aleggia una pregiudiziale opposizione nei confronti di chi ha la pelle nera, un fortissimo no a qualsiasi attività di accoglienza buona o cattiva che sia, il tutto travestito da reazione ad una “violenza istituzionale“.

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