La giovane mirtese Floriana Franchina primo flauto dell’Orchestra Sinfonica Siciliana

di Chiara L'Abbate
17/10/2017

Nata nel 1991, originaria di Mirto, attualmente vive Bologna, ma è un orgoglio tutto siciliano. Floriana Franchina, timida e riservata è capace di trasformarsi sul palco diventando esuberante e trasmettendo emozioni indimenticabili. Floriana concede un’intervista a Nebrodi News e in esclusiva racconta la sua persona e il suo percorso musicale.

Come nasce la tua passione per la musica e da quanto suoni il pianoforte  e il flauto traverso?

“Ho iniziato a suonare pianoforte e flauto contemporaneamente all’età di undici anni grazie alla passione per la musica di mio papà. Non avrei mai immaginato prima di intraprendere questa carriera, il mio sogno era quello di fare l’avvocato e ad oggi ringrazio mio papà per il suo coinvolgermi nello studio degli strumenti perché riesco a vivere di ciò che fa totalmente parte di me e della mia vita, la musica. E proprio con mio papà, sebbene non sia né pianista né flautista, comprati gli strumenti, mi sono avviata allo studio degli stessi. Successivamente ho preso  lezioni private e contemporaneamente iniziato a partecipare a svariati concorsi. Il primo, “Robert Schumann” è stato a Messina e vi ho partecipato con entrambi gli strumenti vincendolo e da lì è iniziato il mio percorso. Mio papà mi ha appoggiata permettendomi di studiare con i migliori insegnanti nelle migliori Accademie di musica e ho fatto più di un centinaio di concorsi sia  europei sia nazionali ed internazionali, con entrambi gli strumenti classificandomi prima nella maggior parte. Ho vinto svariate borse di studio e continuato  lo studio di entrambi gli strumenti in conservatorio diplomandomi prima con il flauto traverso e successivamente con il pianoforte con la lode in entrambi”.

Perché hai scelto di affrontare lo studio proprio di questi due strumenti?

“In realtà non è stata una scelta mia, mio papà ha scelto per me gli strumenti e  ha pensato bene dal fatto che sono complementari. Sono una polistrumentista e in Italia siamo in pochi ad esserlo. Ci sono persone che studiano due strumenti, ma difficilmente sono diplomate in ambedue. Un mio sogno nel cassetto sarebbe realizzare un concerto dove suono entrambi gli strumenti da solista e in parte questo desiderio si è realizzato l’anno scorso. Sono stata solista con il pianoforte al teatro “Politeama” di Palermo con l’Orchestra sinfonica siciliana e quest’anno sono stata richiamata come flautista solista con il direttore d’orchestra Hans-Jörg Schellenberger , tutto questo mi rende felice perché mi permette di portare avanti nella mia carriera entrambi gli strumenti e in egual modo”.

Avendo iniziato lo studio  degli strumenti presto, come lo hai conciliato al tuo tempo libero e con lo studio scolastico?

“Il tempo libero non è esistito. La mia adolescenza è stata abbastanza complicata  perché ho iniziato a comprendere il senso della musica e di quello che affrontavo  solo dopo i diciassette anni. Ho ricevuto un’educazione rigida e adesso ringrazio mio papà per avermi istruita in questo modo anche  perché riesco a vivere do rendita del tanto studio che ho affrontato soprattutto durante la mia adolescenza. Ho frequentato il  liceo classico “Lucio Piccolo” di Capo D’Orlando e ho concluso i miei studi liceali a Bologna, coordinare tutto mi è risultato difficile. Studiavo al conservatorio di Palermo e ricordo che la maggior parte delle volte a settimana trovavo fuori dal liceo mio papà con la macchina pronto ad accompagnarmi a Palermo. Tornata a casa mi dedicavo alle versioni di greco e latino che ogni tanto acquisivano un senso poco compiuto. È stato un periodo pieno di sacrifici , ma sono soddisfatta della mia formazione”.

Quante ore al giorno ti eserciti a suonare?

“Sono strumenti che hanno bisogno  di dedizione e costanza giornaliera, si dice che “se tu li lasci loro ti lasciano prima”. Attualmente occupo tre o quattro ore al flauto e il tempo restante (circa due ore) cerco di dedicarle al pianoforte. Tutto dipende anche dai miei programmi, se ho in previsione un concerto dedico più tempo allo strumento che dovrò suonare in quell’occasione”.

C’è qualche altro strumento che vorresti imparare a suonare?

“Il mio fratello più piccolo aveva intrapreso lo studio del violoncello e per due anni l’ho seguito anch’io. Trovo che sia uno degli strumenti più belli in assoluto, ma seguire anche lo studio di questo strumento insieme a tutti gli altri progetti stava diventando eccessivo e ho lasciato, anche se il desiderio di studiarlo c’è ancora”.

Qual è stato il tuo percorso musicale fino ad adesso?

“Il percorso del conservatorio è stato abbastanza classico nella sua unicità perché  a Palermo ero l’unica a frequentare i corsi di due strumenti dato che inizialmente non si poteva neanche. Studiare due strumenti contemporaneamente era una caratteristica delle scuole all’estero, nonostante ciò  sono riuscita a continuare con entrambi gli strumenti fino al diploma. Contemporaneamente ho frequentato diverse Accademie, ad esempio quella di Imola, che è una delle più prestigiose in Italia, con il pianoforte.  Ho studiato all’Accademia di “Santa Cecilia” a Roma con il flauto e continuato contemporaneamente a confrontarmi con gli altri musicisti attraverso i concorsi. Due anni fa ho ottenuto la borsa di studio intestata a Claudio Abbado che  mi è stata concessa dalla scuola di musica di Fiesole dove studiavo. Con la stessa ho avuto l’occasione di suonare in un bellissimo concerto a Palazzo Strozzi a Firenze. Ho partecipato a moltissimi concerti in giro per il Mondo fino a quando non mi sono inserita nell’Orchestra, il mio grande obiettivo per il quale ancora lavoro. L’ambiente dell’orchestra è bellissimo, lì tanti musicisti insieme riescono ad esprimersi al meglio e si creano rapporti non solo professionali e lavorativi, ma anche e soprattutto umani. Mi piace anche esibirmi come solista, quando sono sul palco che non mi spaventa e rilascia in me cariche positive, emerge un lato di me esuberante che entra in netto contrasto con quello che è il mio carattere nella vita quotidiana, timido e riservato. Viaggio molto e sono appena tornata dalla mia seconda tournée in Giappone. Viaggiare è un lato del lavoro da musicista che amo, permette di suonare in teatri che sono vere  e proprie opere d’arte e confrontarsi con persone con la stessa passione e completamente distanti. Per questo mi piace affermare che il musicista vive nell’opera d’arte sia quando la suona sia per i posti dove la suona”.

C’è qualche composizione che preferisci suonare perché ti rispecchia?

“Dipende dallo strumento. Per quanto riguarda il pianoforte mi piacciono molto le opere del periodo romantico. Ho suonato il “Notturno” di Chopin e mi sono emozionata al punto di piangere mentre lo riproducevo, emozione che sono stata capace di trasmettere al pubblico che mi ascoltava. Da suonare con il flauto preferisco le opere del periodo classico e con mia grande gioia  avrò  l’occasione di suonare  a Maggio accompagnata dall’Orchestra sinfonica al concerto di Flauto e Arpa di Mozart”.

Se dovessi scegliere una sinfonia da riprodurre all’infinito quale sceglieresti?

“Mi viene difficile. Sicuramente non sceglierei un pezzo da suonare come solista, ma orchestrale.  Le melodie che sceglierei sono tante e diverse fra loro: mi piacciono molto Mahler e le sue lunghe sinfonie o la “Suite per orchestra n. 2” di Maurice Ravel  che ascolterei per ore”.

Quali sono le tue emozioni legate all’Orchestra sinfonica?

“Mi sono trovata benissimo sotto tutti i tipi di aspetti, è un’esperienza importante sia dal punto di vista musicale , ma anche da quello personale. Essere diretti ogni settimana da un direttore d’orchestra straniero ti arricchisce sempre di più in maniera totale. Dal punto di vista emotivo, essendo una persona molto esigente , poche volte rimango completamente soddisfatta dalla mia esibizione , cerco sempre di vedere quello che c’è da migliorare e questo mi spinge ad andare avanti, anche se capisco che a volte è il caso di godere tutto di più e quando lo faccio è una sensazione bellissima. Ogni volta che suono mi emoziono per una ragione diversa”.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

“Il mio progetto principale è quello di vivere di musica e mantenere il mio entusiasmo nonostante le difficoltà che ci si trova davanti. Non è un periodo facile per la musica e i musicisti e ci si può trovare davanti ad ostacoli e abbattersi. Non mi piace l’idea della musica come competizione e perdere l’entusiasmo. Ho voglia di non fermarmi, di conoscere nuovi ambienti e nuove persone e soprattutto trovare nuovi stimoli senza restare mai ferma. Di certo non smetterò di suonare o di scegliere uno strumento al posto di un altro come mi è stato chiesto in passato”.

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