“Lei mi provocava”, la confessione dell’operatore sanitario di Troina

“Lei mi provocava”. Dopo aver inizialmente negato alla fine il 39enne, arrestato ieri dalla squadra mobile di Enna, che ha confessato la violenza sessuale nei confronti di una giovane disabile, ospite dell’Oasi di Troina durante il lockdown, ha provato a difendersi sostenendo che il fatto sarebbe accaduto una sola volta.

“È successo solo una volta”, ha detto ai magistrati. L’uomo, che durante il periodo in cui la struttura sanitaria era stata dichiarata “zona rossa” per via dei 162 positivi al Covid 19, si era offerto di aiutare i colleghi.

“Siamo di fronte a un fatto di estrema gravità — commenta al quotidiano La Repubblica Palermo il procuratore di Enna, Massimo Palmerilo dice la contestazione con cui abbiamo proceduto al fermo dell’indagato: violenza sessuale aggravata dall’aver commesso il fatto ai danni di una donna disabile e nel momento in cui la stessa era a lui affidata”.

Gli investigatori, dopo aver raccolto la denuncia della famiglia e dell’Istituto, in seguito alla scoperta il 9 settembre scorso della gravidanza della giovane, hanno iniziato le indagine partendo dagli operatori della struttura. Il 39enne, spostato e padre di un figlio, ha confessato solo perché aveva capito di essere spacciato dopo il prelievo di un campione di saliva, per l’esame del Dna.

La donna adesso sta bene e sarà trasferita probabilmente in altra struttura. Si attende adesso  che il giudice delle indagini preliminari si pronunci sulla convalida del fermo e sull’emissione di una misura cautelare in carcere, come sollecitato dai sostituti procuratori Stefania Leonte e Orazio Longo.

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Redazione