Manifestarono per i tribunali di Mistretta e Nicosia: a giudizio 79 persone

di Giuseppe Salerno
11/01/2019

Dovranno presentarsi il prossimo 9 aprile dinanzi al Tribunale di Patti, in composizione monocratica, i 79 imputati accusati di aver, in concorso tra loro, cagionato un’interruzione del traffico ferroviario, mediante occupazione dei binari nonché delle aree limitrofe alla stazione ferroviaria di Santo Stefano di Camastra dalle 7,00 alle 11,00, giorno 11 del mese di settembre 2013.

La citazione a giudizio arriva in seguito all’opposizione, da parte degli stessi, al decreto penale di condanna, emesso dal Gip del Tribunale di Patti su richiesta della medesima Procura della Repubblica, dopo l’identificazione di ciascun manifestante, tramite le immagini in possesso della Polizia, in occasione della mobilitazione organizzata per sensibilizzare il Governo nazionale posto sull’irremovibile decisione di tagliare i tribunali di Mistretta e Nicosia.

L’11 settembre di circa 5 anni fa, pacificamente, un buon numero di manifestanti, ai quali stavano a cuore le sorti dei tribunali di Mistretta e Nicosia, intervenne ad una manifestazione di protesta, debitamente preannunciata agli organi di polizia, nei pressi della stazione ferroviaria di Santo Stefano di Camastra. Per garantire la sicurezza del trasporto ferroviario, le FF SS si organizzarono bloccando la circolazione per quattro ore, dalle 7 alle 11, all’altezza della stazione di Santo Stefano di Camastra. Avvocati, professionisti, sindaci dei Nebrodi e cittadini manifestando nei pressi dei binari mandando, inevitabilmente, in tilt tutto il sistema di circolazione ferroviaria, con treni soppressi e ritardi che sono arrivati anche a 140 minuti.

Nel novembre del 2017, quando la protesta sembrava essere diventata solo un lontano ricordo, ai partecipanti alla manifestazione, ai quali la polizia era riuscita a dare un nome e un cognome, viene notificato il decreto penale di condanna, provvedimento che si caratterizza per l’assenza del contraddittorio il cui scopo è quello di saltare sia l’udienza preliminare sia il dibattimento. L’opposizione al decreto penale, disposto dal giudice su richiesta del pubblico ministero, che ha ritenuto che ci fossero gli estremi per applicare la pena pecuniaria, porta al decreto di citazione a giudizio e gli imputati a rispondere, il prossimo 9 aprile, dei reati ascritti agli articoli 110 e 340 del Codice Penale.

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