Motta D’Affermo, si appropriava dei risparmi dei correntisti: a giudizio dipendente delle Poste
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Patti, Ugo Molina, ha fissato per il giorno 8 aprile 2024 l’udienza in relazione al rinvio a giudizio un 62enne di Sant’Agata di Militello, ex dipendente di Poste Italiane, imputato per il reato di peculato, con l’aggravante che disciplina la minorata difesa, che ricorre ogniqualvolta l’autore del reato approfitta di “circostanze di tempo, di luogo o di persona, anche in riferimento all’età, tali da ostacolare la pubblica o privata difesa.
Secondo l’accusa, l’uomo, assistito e difeso dall’avvocato Angelo Cannella del Foro di Patti, nella qualità di direttore dell’Ufficio Postale di Motta D’Affermo, incaricato di un pubblico servizio, avendo, per ragioni del suo ufficio, il possesso o, comunque, la disponibilità di denaro, si appropriava indebitamente della somma totale di 558.265,51 euro, racimolati dai conto correnti e dai libretti postali di 59 risparmiatori, parti offese difese dagli avvocati Antonio Di Francesco del Foro di Patti, Antonella Marinaro del Foro di Termini Imarese e Agata Pantò del Foro di Messina
Nell’ufficio postale di Motta d’Affermo, per circa 7anni, (dal 2015 al 2022) come dipendente c’era solo lui. Il funzionario si sarebbe appropriato, indebitamente, dei risparmi depositati nei conti correnti e libretti postali dell’Ufficio. Alcuni risparmiatori che hanno notato ammanchi nei propri depositi alle Poste si sono rivolti ai Carabinieri della Compagnia di Mistretta i quali avviarono immediatamente un’indagine convocando e sentendo tutti i presunti truffati. Dagli accertamenti portati avanti dai militari dell’Arma, insieme al personale antifrode di Poste Italiane, sarebbe emerso che il funzionario, responsabile dell’ufficio postale e unico dipendente dello sportello, proprio grazie alla possibilità di operare in totale autonomia, avrebbe truffato, in modo seriale, per quasi l’intero periodo di permanenza nel piccolo ufficio ella periferia messinese.
Pare che il funzionario creasse dei falsi libretti di deposito cartacei, usando libretti in bianco originali che compilava con una stampante. Per anni le varie somme versate e le operazioni effettuate dagli ignari clienti sono state di volta in volta annotate dal funzionario su ciascun libretto (falso), in modo da fornire un’apparenza di normalità e di disponibilità del denaro. I soldi invece pare venissero sottratti con prelievi diretti in nome e per conto della vittima di turno. Il dipendente ovviamente sconsigliava i clienti di fare operazioni quando lei non c’era.