Nocciole, chiesto lo stato di calamità per i danni da ghiri e cimici

di Salvo Lapietra
06/12/2016

Riconoscere lo stato di calamità naturale, dichiarare lo stato di emergenza , accertare la consistenza del danno patito e procede con la nomina di un commissario delegato. Sono, in sintesi, le richieste contenute nella domanda di stato di emergenza per per i danni causati da ghiri e cimici alla coltura del nocciolo, in particolare sui Nebrodi dove si coltivano 11mila ettari dei circa 12mila ettari di terreno adibiti a nocciolo di tutta la regione.
Una richiesta presentata dal comitato Nocciolo patrimonio da tutelare e indirizzata al presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta, all’assessore alle Risorse agricole Antonello Cracolici al dipartimento regionale per la Protezione civile ad altri uffici competenti sulla materia. Una iniziativa già avviata nelle scorse settimane che hanno alla base, spiegano i componenti del comitato, le valutazioni “sulle gravissime condizioni di squilibrio dell’agroecosistema nocciolo e gli ingenti danni alla produzione”. In pratica è andata in rovina la quasi totalità della produzione dell’annata in corso nelle superfici corilicole ricadenti nei comuni di Ucria, Sinagra, Tortorici, Sant’Angelo di Brolo, San Piero Patti, Montalbano Elicona, Tripi e così via (sono 23 in totale i comuni dell’area dei Nebrodi che hanno superfici coltivate a nocciolo)”.
Secondo stime del comitato, diffuse nel corso della conferenza stampa che si è tenuta a Montalbano Elicona il 20 novembre, su circa 5.000 ettari di noccioleti ricadenti in questi comuni, si stima un danno che si aggira tra il 70 e 80% dell’intera produzione. Sui rimanenti 5000 ettari degli altri comuni nebroidei e della provincia di Messina, si è riscontrato un danno del 25% che, in totale, ammonta a 27 milioni di euro, con la conseguente perdita di circa 100 mila giornate di lavoro. “E’ necessario ricostituire l’equilibrio biologico – ha spiegato in quell’occasione l’agronomo ed esperto di settore Sebastiano Galvagno -. Oggi ci troviamo con una massiva presenza di ghiri mai registrata nei corileti Messinesi. Lo spargimento indiscriminato di micidiali insetticidi a base di DDT negli anni ‘60, è stata la principale causa della scomparsa anche di tutti i predatori sia dei ghiri sia delle cimici del nocciolo. La soluzione parziale della problematica potrebbe giungere anche dalla reintroduzione di rapaci notturni quali l’allocco, il gufo comune ed il barbagianni ma, soprattutto, nell’immediato e per riequilibrarne la consistenza, da azioni massive di prelievo ed allontanamento della popolazione di ghiro, specie animale tutelata dalle norme sulla caccia (legge regionale n 33/97. Per contenere, invece, il danno causato dalla cimice (Gonocerus acuteangulatus) un intervento risolutivo potrebbe finalmente giungere dall’utilizzo della biofabbrica di Ramacca, di proprietà dell’ESA (Ente di Sviluppo Agricolo), per l’allevamento massivo degli antagonisti naturali della cimice stessa, già da tempo individuati dall’Università di Palermo. Questi interventi naturali di contrasto – ha continuato Galvagno – potrebbero contribuire a risollevare l’economia collegata al settore, con un investimento economico minimale stimato intorno a circa 70 mila euro.”
“L’economia agricola del paese e del territorio nebroideo, basata in gran parte sulla produzione, raccolta, trasformazione ed utilizzazione della famosa “nocciola siciliana dei Nebrodi”, – ha detto Enzo Ioppolo, Presidente regionale della Comunità della Nocciola – rischia dunque di essere messa seriamente in ginocchio. Il danno economico stimato, si aggira intorno ai € 50 milioni di euro, considerando anche la perdita delle giornate di lavoro e la presenza del cimiciato”.

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