PescAgri CIA, intervista al Presidente nazionale Rosa Castagna

di Emanuela Raimondi
17/12/2021

Nell’estate del 2020 Cia-Agricoltori Italiani amplia i propri ambiti di rappresentanza: nasce PescAgri, associazione per la tutela e la valorizzazione della pesca e l’acquacoltura. “Obiettivo prioritario di PescAgri, secondo lo Statutosi legge nella nota della Ciaè favorire l’inserimento del settore agroittico nel circuito economico nazionale e internazionale, attivando gli strumenti idonei e le risorse, anche tecniche, per garantire il suo costante sviluppo, anche rispetto alle richieste del mercato”.

Pochi giorni fa la nomina dell’imprenditrice tusana Rosa Giovanna Castagna alla Presidenza nazionale, già Presidente Cia-Sicilia. Noi di Nebrodi News abbiamo scelto di intervistarla.

Già Presidente regionale CIA Sicilia, adesso Presidente nazionale PescAgri. In cosa si caratterizza la linea di presidenza?

“PescAgri nasce poco più di un anno fa e si pone come obiettivo la tutela e la valorizzazione del comparto e delle imprese ad esso collegate. Io cercherò in tal senso di intensificare il rapporto con le istituzioni e con la politica per favorire da un lato la crescita delle imprese e dall’altro un rapporto tra pesca e ruralità rispettoso delle tradizioni e volto ad una gestione ambientale in linea con la politica di tutela territoriale europea sempre più efficiente, tenendo sempre presente la funzione culturale e sociale che la pesca occupa in alcuni territori, come il nostro”.

Qual è lo stato attuale del settore agroittico in Sicilia?

“La flotta peschereccia siciliana nel corso degli anni 2007-2018 ha subìto una decrescita in linea con quella nazionale. Nel Mediterraneo, ad una diminuzione della nostra capacità è corrisposto un aumento della flotta tunisina ed egiziana, anche se alcune aree restano di prevalente esercizio delle nostre flotte. La pesca a strascico ha subìto una contrazione del 25% fra il 2008 e il 2015 con una riduzione di ricavi del 10%. I prezzi di vendita inoltre vengono condizionati negativamente dall’acquisto operato da grossisti anziché sulla vendita all’asta, il che comporta spesso un prezzo di vendita al di sotto della media nazionale. L’acquacoltura italiana è all’avanguardia in Europa e la regione Veneto è quella con il maggior numero di impianti. Gli ultimi dati disponibili per la Sicilia risalgono al 2013 e si registrava un crollo del 50% delle imprese, con 13 impianti attivi e un valore di produzione di circa 4.200 tonnellate”.

I cambiamenti climatici chiedono un’inversione di rotta globale. Quale dovrebbe essere la prima cosa da fare per la salvaguardia del settore primario nel nostro Paese?

“L’agricoltura è chiamata a svolgere un ruolo attivo e propositivo, mirando alla multifunzionalità e alla sostenibilità sociale, economica ed ambientale; è necessario favorire una gestione sostenibile del suolo per una prevenzione dei disastri ambientali e per una tutela più efficace della risorsa paesaggistica, ricordando che il suolo è una risorsa fondamentale non solo per la produzione agricola, ma per la tenuta dell’ecosistema, per il mantenimento della biodiversità e quindi per il contenimento della produzione di carbonio. Occorre quindi sicuramente un’approvazione di una normativa nazionale sul consumo del suolo e un’armonizzazione delle competenze per contrastare la frammentazione tra livello nazionale e regionale e tra le funzioni svolte dei vari Ministeri (Agricoltura, Ambiente, Beni Culturali, Infrastrutture e Pianificazione territoriale). Un altro aspetto importante è il consumo dell’acqua: la situazione climatica influisce sulle risorse idriche e quindi bisogna valorizzare sempre più la razionalizzazione delle risorse, rafforzare il risparmio idrico puntando su innovazioni e tecnologia, per quanto riguarda l’agricoltura ripensare le funzioni dei serbatoi artificiali e sfruttare se possibile dei finanziamenti per incentivare forme di invasamento alternative; nel meridione d’Italia ci sono dei grandi invasi obsoleti o in parte non utilizzati, ad esempio dighe in Sicilia che vengono puntualmente svuotate per carenza strutturale. È necessario ripensare il sistema delle agro-energie, sicuramente immaginare uno sviluppo del fotovoltaico nel settore agricolo, sia su impianti installati sui tetti, sia impianti a terra”.

Tusa è il territorio in cui vive. Vede scenari futuri per una ripartenza del settore ittico, considerato che Castel di Tusa è storicamente un borgo di pescatori?

“Affinché un comparto produttivo possa svilupparsi, è necessario che produca reddito e abbia concrete possibilità di sostenere investimenti da impresa che devono incontrare sviluppo infrastrutturale e commercializzazione. Tusa può certamente contare su un potenziale sviluppo turistico, ma da solo non basta a reggere l’economia del paese, occorre pensare ad una rete eterogenea che sinergicamente sappia affrontare sfide che vanno oltre la sopravvivenza: il comparto ittico, insieme a quello agricolo, sono settori vincenti se il valore aggiunto che danno all’agroalimentare locale riesce ad andare oltre il turismo stagionale”.

Cosa si aspetta la CIA dalla politica?

“La CIA chiede alla politica concertazione e ascolto, siamo una grande associazione capillarmente diffusa tu tutto il territorio, conosciamo le imprese, i problemi e spesso abbiamo anche spunti di soluzione. Le sfide che dovremo affrontare richiedono lungimiranza, progettazione a lungo termine e visione di prospettive che vadano oltre un futuro prossimo, occorre che le risorse, poche o tante che siano, vengano utilizzate pensando al valore che produrranno e non al mero ritorno di immagine”.

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