Processo Nebrodi, chieste otto condanne in appello con il rito abbreviato

di Redazione
23/03/2022

Il processo scaturito dall’operazione Nebrodi, la maxi inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Messina coordinata dal procuratore Maurizio De Lucia, scattata il 15 gennaio 2020, che ha acceso per la prima volta i riflettori sul sistema di truffe all’Agea, su cui ruotavano gli interessi dei clan mafiosi tortoriciani, è giunta in appello con il rito abbreviato.

Davanti alla Corte d’Appello di Messina e, al termine della requisitoria, il sostituto procuratore generale Adriana Costabile ha chiesto otto condanne per altrettanti imputati dei quali sei condannati in primo grado dove, invece, due furono gli assolti.

Le condanne in primo grado

Nell’aprile del 2021 furono condannati a 50 anni di reclusione complessivamente boss e gregari dei clan dei Nebrodi a processo per la mafia dei pascoli. Così aveva stabilito il Gup del Tribunale di Messina Simona Finocchiaro.

A Sebastiano Bontempo, ritenuto il capo del clan dei Batanesi di Tortorici, inteso “u guappo” (classe 1969), inflitti 24 anni. In realtà la condanna è a 14 anni, visto che nei 24 suddetti sono inclusi i 10 anni con cui il Bontempo era stato condannato per l’operazione “Mare Nostrum” scattata il 6 giugno 1994. Quindi 10 anni e 8 mesi erano stati inflitti a Giuseppe Bontempo (classe 1964); 2 anni e 4.000 euro di multa a Samuele Conti Mica, entrambi di Tortorici.

Condannati invece Carmelo Barbagiovanni a 3 anni, Giuseppe Marino Gammazza a 8 anni e 4 mesi in continuazione con precedenti sentenze e Salvatore Costanzo Zammataro a 4 anni, riconosciuti come collaboratori di giustizia che hanno già deposto nel corso del processo ordinario.

Il Gup Finocchiaro aveva poi assolto, per insufficienza di prove, il notaio di Canicattì Antonino Pecoraro, che doveva rispondere di concorso esterno all’associazione mafiosa per avere redatto parecchi atti con cui si erano realizzate le truffe all’Agea e Giorgio Marchese.

Le richieste in appello

Il sostituto procuratore generale Adriana Costabile ha chiesto la conferma delle 6 condanne inflitte in primo grado e condanna sia per il notaio Antonino Pecoraro che per Giorgio Marchese con la stessa pena chiesta in primo grado dalla pubblica accusa e non accolta: 6 anni e 8 mesi per il Pecoraro e 5 anni e 2 mesi per Marchese.

La prossima udienza è stata fissata per il 3 maggio.

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