Sant’Agata, caso Vinci: dopo 12 anni si scopre che il giovane morì per le cure sbagliate

di Redazione
01/03/2024

Sant’Agata di Militello. Benedetto Vinci morì a 24 anni il 14 marzo del 2012 per le conseguenze di una coltellata all’addome infertagli dalla sua fidanzata Francesca Picilli. Lei venne condannata definitivamente per omicidio preterintenzionale a 6 anni e 6 mesi di reclusione, ma per la famiglia di Vinci la battaglia legale è appena cominciata.

Si è aperto, infatti, un nuovo capitolo che cambia il perimetro giudiziario della vicenda relativo a un’eventuale responsabilità dei medici degli ospedali riuniti “villa Sofia-Cervello” che presero in carico Vinci dopo il ferimento. Secondo un Accertamento Tecnico Preventivo chiesto dalle parti civili e ordinato dal Tribunale civile di Palermo, Vinci sarebbe morto per un infarto che si sarebbe potuto “intercettare” se i medici avessero effettuato degli accertamenti di rito mai eseguiti. Infatti il povero Benedetto in seguito all’accoltellamento riportò la rottura della coronaria interventricolare anteriore e il conseguente infarto miocardico.

I consulenti nominati dal Tribunale, i dott. Calogero Comparato e Pierangela Fleres, nella relazione depositata nei giorni scorsi alla Terza sezione civile del Tribunale di Palermo, hanno scritto che “durante la degenza nel reparto di chirurgia toracica dell’ospedale Cervello di Palermo, non venne mai eseguito un elettrocardiogramma né venne monitorata la curva di dosaggio della Troponina  esami che avrebbero indotto i sanitari ad eseguire ulteriori indagini, e tra queste certamente una coronarografia, che avrebbe permesso di diagnosticare lo pseudoaneurisma dell’Iva (la coronaria interventricolare anteriore). Anche se nella letteratura medica sono stati segnalati pochi casi di rottura coronarica – hanno aggiunto nella relazione – i circa 10 giorni intercorsi fra la rottura e lo shock cardiogeno avrebbero consentito agevolmente di studiare il paziente e di sottoporlo a un intervento di by pass coronarico. In considerazione di tali elementi è possibile ritenere che, qualora fossero state adottate le buone pratiche mediche, Vinci avrebbe avuto una probabilità d sopravvivenza pari al 70%”.

In base alle conclusioni dei consulenti, gli avvocati delle parti civili Avv. Giuseppe Mancuso, Salvatore Mancuso e Massimiliano Fabio istruiranno una causa civile chiamando in causa gli ospedali riuniti “Villa Sofia-Cervello” di Palermo per l’accertamento della responsabilità civile e l’accertamento del danno subìto dai familiari di Benedetto Vinci.

“La tesi della corresponsabilità della struttura sanitaria nel verificarsi della morte del signor Benedetto Vinci –spiegano i difensori- è stata da sempre paventata dalla difesa dei familiari. Oggi, finalmente, seppure dopo tanti anni l’accertamento tecnico preventivo ha confermato tale evidenza e purtroppo il verificarsi di una tragedia che si sarebbe potuta evitare”.

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