Sant’Agata Covid Hospital, sindaci dei Nebrodi chiedono revoca

di Redazione
25/03/2020

I diciotto sindaci del distretto sanitario 31 dei Nebrodi, con un documento, hanno chiesto formalmente alla direzione generale dell’Asp 5 di Messina, la revoca degli atti aziendali (in particolare nota n°36315 del 22/03/20) con cui è stato disposto il trasferimento dei reparti dell’ospedale di Sant’Agata Militello per la riconversione dello stesso nosocomio a Covid Hospital, per la degenza di pazienti positivi al Coronavirus.

Contestualmente è stato quindi sollecitato l’avvio di ogni azione di competenza per garantire le misure minime necessarie in via preliminare all’eventuale attivazione del cosiddetto Covid Hospital e la concertazione con le amministrazioni locali su ogni scelta volta ad incidere sulla qualità e quantità delle prestazioni sanitarie pubbliche.

A firmare la richiesta, i primi cittadini dei comuni di Sant’Agata Militello (centro capofila), Torrenova, Capo d’Orlando, Acquedolci, Galati Mamertino, Frazzanò, San Salvatore di Fitalia, Militello Rosmarino, Caronia, Alcara Li Fusi, Castell’Umberto, Longi, San Marco d’Alunzio, Naso, Tortorici, Mirto, Capri Leone e San Fratello.

Nella nota vengono riproposte, in particolare, le perplessità in relazione all’adeguatezza della struttura, dei locali e delle attrezzature dell’ospedale in termini di sicurezza, come sollevato pubblicamente dal “Comitato medici ed infermieri dell’ospedale di Sant’Agata Militello”. A ciò si aggiunge che il previsto trasferimento di tutte le unità operative del presidio ospedaliero, determinerebbe l’impossibilità per i cittadini di un territorio assai vasto di fruire delle attività, dei servizi e delle prestazioni attualmente messe a disposizione del servizio sanitario nazionale.

“Con riferimento alla trasformazione in Covid Hospital – scrivono i sindaci – si rappresenta che detta scelta può essere assunta solo ed esclusivamente a seguito di una puntuale valutazione in ordine al rispetto dei requisiti di sicurezza dei locali, compresa quella sui luoghi di lavoro, nonché dell’adozione di ogni misura idonea ad evitare rischi diffusione in genere del virus sul territorio. Senza una adeguata analisi e valutazione dei rischi, con riferimento al rischio biologico e predisposizione delle relative misure di prevenzione e protezione, l’esecuzione degli eventuali interventi strutturali ed impiantistici per la riduzione dall’esposizione ad agenti patogeni, la fornitura di ogni necessaria attrezzatura al fine di trattare in maniera idonea le manifestazioni cliniche dell’infezione da Covid-19, compresa la predisposizione di posti di terapia intensiva o sub-intensiva, l’integrazione e formazione del personale, si ritiene che le direttive emanate siano del tutto inattuabili e potenzialmente pericolose, con riferimento al rischio di esposizione al contagio da parte della popolazione”.

I sindaci si sono quindi riservati ogni azione di competenza, anche giurisdizionale, e l’adozione di ogni atto previsto per legge a tutela della salute pubblica.

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