Santo Stefano, troppi cani e gatti uccisi con bocconi avvelenati: è allarme

di Giuseppe Salerno
23/02/2024

Cani e gatti randagi uccisi senza pietà con dei bocconcini avvelenati, sparpagliati qua e là in giro per la cittadina. Un triste fenomeno che va avanti da diverso tempo, come denunciano sui social da diversi cittadini di Santo Stefano di Camastra in preda a rabbia, sdegno e indignazione originata dalla perdita dei propri amici a 4 zampe.

Nella cittadina che si affaccia sul mar Tirreno pare siano diventati troppi i cani e i gatti che muoiono a causa di esche e bocconi avvelenati che vengono sparsi in parchi pubblici, cortili condominiali e altre zone dove vi sono colonie feline. Un crimine perpetrato da folli per cattiveria o perché si calano nel ruolo di giustizieri, immaginando di fare un favore alla società contribuendo a debellare il fenomeno del randagismo. Spesso però la vera motivazione dietro simili gesti è il desiderio di sfogare proprie frustrazioni o insoddisfazioni , che viene indirizzato verso soggetti più deboli. Gli animali diventano quindi le vittime ideali, anche perché ci si immagina di poter restare facilmente impuniti.

Qualcuno racconta di aver già provveduto a depositare denuncia contro ignoti al locale Comando dei Carabinieri, altri sono pronti a farlo. Di fronte all’ennesimo caso, riscontrato pochi giorni fa, nella Città delle Ceramiche è cresciuta l’indignazione. Il sindaco Francesco Re annuncia che verranno adottate tutte le misure utili all’individuazione dei responsabili e al perseguimento dei reati secondo i termini di legge. “Il rispetto della vita – afferma il primo cittadino stefanese – vale per le persone quanto per gli animali”

L’uccisione animali (domestici e non) è un reato e l’autore di questi gesti, se individuato, subisce una condanna. Il codice penale (art. 544-bis) punisce infatti l’uccisione di animali «per crudeltà o senza necessità» e spargere polpette avvelenate allo scopo di uccidere animali rientra perfettamente tra le fattispecie penalmente rilevanti. Anche se l’animale si salva,  a causa delle forti sofferenze inflitte dal veleno  si configura comunque il reato di maltrattamento (art. 544-ter) , punibile con la pena della reclusione sino a 18 mesi. Se invece l’animale non solo soffre ma  lunga come spesso accade muore solo dopo una agonia, si avrà maltrattamento aggravato dalla morte , per il quale è previsto un aumento di pena.

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