Stretto di Messina, dopo il ponte emerge l’ipotesi tunnel

di Redazione
11/08/2020

La storia infinita su come collegare la Sicilia alla Calabria si arricchisce di un nuovo capitolo. Sul tavolo del presidente del Consiglio c’è da giorni il progetto di quel tunnel sottomarino di cui Giuseppe Conte ha parlato domenica sera dalla piazza di Ceglie Messapica.

Un «miracolo di ingegneria» che unisca lo Stivale alla Sicilia e diventi, se tutto andrà come lui spera, il simbolo e il coronamento della legislatura e dei suoi 5 anni di governo. Il progetto del tunnel sotto lo stretto di Messina è da qualche settimana all’esame dei tecnici del ministero dei Trasporti e la ministra Paola De Micheli conferma: «Presenteremo la nostra proposta in sede di Recovery Fund per completare il collegamento tra Messina e Reggio Calabria».

Conte si è invaghito del progetto presentato nel giugno del 2017 dall’ingegnere Giovanni Saccà e seguito in prima persona dal viceministro siciliano del M5S, Giancarlo Cancelleri il quale afferma che Costruire il tunnel sotto lo stretto di Messina richiede una legge ad hoc e 5 miliardi, ma permetterebbe di collegare con l’alta velocità Palermo e la Sicilia, realizzando un’opera a basso impatto ambientale e sicura.

La relazione di Saccà, approdata sulla scrivania del premier e datata 27 giugno 2020, smonta a colpi di dati e raffronti tecnici il ponte stradale e ferroviario da Reggio Calabria a Messina, che avrebbe una campata unica di 3.300 metri. Dopo decenni di scontri politici e centinaia di milioni spesi per la progettazione, l’ingegnere invita a capovolgere il punto di vista: «Diventa quasi ovvia la necessità e l’opportunità di realizzare tunnel subalvei in galleria naturale anziché ponti». Una soluzione che eviterebbe di scavare 51 chilometri di gallerie per giungere allo Stretto, sia lato Sicilia che lato Calabria.

«È poco probabile – scrive Saccà – che 4 km di galleria subalvea possano costare più del ponte a campata unica da 3.300 metri». I tempi di percorrenza sarebbero migliori (circa 15 minuti tra Messina centro e Reggio Calabria centrale) e minori i costi di gestione, manutenzione e pedaggio: «Il tunnel subalveo salvaguarda la bellezza naturale dello Stretto e minimizza la necessità di espropri che molto hanno contribuito a fare crescere il movimento No Ponte». All’Agi l’ingegner Saccà ha spiegato che l’ipotesi dal punto di vista geomorfologico si fonda sull’esistenza nello Stretto di una «sella» tra Villa San Giovanni e la Contrada Arcieri di Messina. Una zona profonda 170 metri e larga due chilometri: «Scendendo a 50 metri si può scavare un tunnel subalveo…». Il Ministero dei Trasporti ha avviato l’analisi tecnica della proposta, ma il quasi-annuncio di Conte ha innescato la polemica politica.

Il capogruppo di Italia Viva, Davide Faraone, fa a pezzi il progetto: «Dobbiamo far uscire dal tunnel il Sud e non infilarcelo per sempre, mi pare folle l’idea del premier». La ministra De Micheli, dal canto suo, procede con cautela («quella è un’area sismica, un’area vulcanica»), il capo delegazione del Pd Dario Franceschini spinge per portare l’alta velocità fino in Sicilia e per lui ponte o tunnel pari sono, o quasi. Ma il presidente della regione Sicilia, Nello Musumeci, ha un sospetto: «Volendo pensare male si può credere che il tunnel sia una comoda trovata per mettere a tacere il coro sempre più robusto di quanti chiediamo il Ponte». E Forza Italia, con Stefania Prestigiacomo, fa a pezzi il sogno di Conte: «Una boutade agostana, idea vecchia di vent’anni».

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