Causa della lite lo sparo di mortaretti da parte del giovane e di due suoi amici nei pressi di un garage, parzialmente scoperto, di proprietà dell’imputato, nel quale erano parcheggiate due autovetture e depositato del legname. La difesa dell’imputato, affidata all’avvocato Walter Mangano, ha contestato il proferimento di minacce, affermando che l’unica espressione usata è stata:” Ve la faccio pagare”. La moglie dell’imputato, Concettina Liuzzo Scorpo, sentita come teste, ha chiarito che il marito con quella frase intendeva avvisare la persona offesa ed i suoi due amici che, in caso di danni alle autovetture ed agli altri beni custoditi nel garage, conseguenti all’incendio che i mortaretti avrebbero potuto provocare, li avrebbe trascinati in giudizio.
Da tali evidenze istruttorie è conseguita la carenza di due presupposti per l’integrazione del reato di minaccia: il male ingiusto nei confronti della persona offesa e, comunque, l’inidoneità dell’espressione usata dal Liuzzo ad intimidire il giovane, in considerazione della distanza tra i due, oltre 70 metri, e della notevole differenza di età, oltre 55 anni, tra gli stessi.