Tudisca: “A Tusa non facciamo proclami ma applichiamo la legge”

di Redazione
05/01/2019

Un presa di posizione netta e non ideologica sulla questione dell’accoglienza dei migranti, rivendicando anche il lavoro svolto. Il vicesindaco di Tusa, Angelo Tudisca, in un post sul suo profilo Facebook, entra nella polemica di questi giorni sul Decreto Sicurezza, che ha incendiato lo scontro politico fra il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando e il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Tudisca rivendica il lavoro svolto a Tusa, la nascita dello SPRAR, fra i primi comuni del Messinese ad attivarlo, e il principio di accoglienza che muove tutti gli amministratori locali.

Pubblichiamo di seguito il post integrale:

“Oggi in Italia, in tutte le testate giornalistiche, in tutti i telegiornali, nei social si parla di Salvini ed Orlando. I quali – dal mio punto di vista – per coprire quali sono i veri problemi dell’Italia e di Palermo parlano di decreto sicurezza (che non condivido) e disobbedienza civile (che non condivido). Mi sembrano argomenti slogan usati da politici di lungo corso per distogliere lo sguardo dai veri problemi che ci stanno affliggendo sia come cittadini che come amministratori. Entrambi utilizzano questi temi non perché gli stanno a cuore ma per aumentare la loro popolarità. Personalmente entrambi sovvertono i principi che ho imparato nei miei anni di attività parrocchiale e durante il mio corso di studi.

Decreto sicurezza, una legge – dal mio punto di vista- razzista e criminogena, demagogica e populista che non porta alcuna utilità all’Italia e che non fa altro che appesantire i problemi degli enti locali che – con la chiusura parziale degli SPRAR e con l’eliminazione della clausola di salvaguardia – rischiano di avere i propri comuni pieni di immigrati con aumento di costi di gestione e con il rischio di business da parte di qualche speculatore. Non occorre essere grandi professori per comprendere che eliminare il permesso di soggiorno per motivi umanitari non contribuisce a rafforzare i livelli di sicurezza della nostra vita sociale. 
Così come, non riconoscere i diritti di anagrafe a chi proviene da zone dove vivevano da disperati, è palese che contribuirà ad aumentare notevolmente il numero dei clandestini, cioè persone senza volto e senza nome che vivranno per le strade dei nostri paese alla ricerca di un modo, qualunque esso sia, per sopravvivere. Il risultato finale è tanto caos. Ricordo a me stesso che siamo tutti uguali e che il rispetto e la difesa incondizionati dei diritti della persona, senza distinzione di razza, sesso, religione, è ancora un principio cardine ed irrinunciabile della nostra Carta Costituzionale.

La disobbedienza civile invocata da alcuni Sindaci sulla scia di Orlando mi lascia molto perplesso atteso che – anche se una legge non è condivisa – della stessa un uomo di stato ( un servitore) non può invocarne la legittima disapplicazione. È noto che chi non applica una legge dello stato è soggetto a risponderne nelle sedi opportune. Chi disobbedisce al comando di un dettato normativo per denunciarne l’ingiustizia lo deve fare nella consapevolezza che andrà incontro a procedimenti penali. Allora si autodenunci senza proclami.
Un Sindaco non può e – sempre dal mio punto di vista – non deve invitare a comportamenti contra legem.

Noi a Tusa non facciamo proclami ma applichiamo la legge. Prima siamo stati invitati dal Prefetto ad aderire alla rete SPRAR. Cosa che abbiamo fatto con tanto entusiasmo – tra i primi in provincia di Messina- progetto che difenderemo in tutte le sedi. Poi è stato emanato il decreto sicurezza e stiamo continuando la nostra politica di accoglienza adeguando lo SPRAR alla nuova legge, che ribadisco non condivido. In questi giorni ospitiamo nel progetto Sprar una famiglia di Siriani. Siamo orgogliosi di farlo e siamo pronti ad ospitarne altre perché da noi non importa il colore della pelle o la religione praticata. 
Noi amministratori siamo cresciuti ed educati con il canto: “anche se non Ti conosco so che sei mio fratello, non importa se sei bianco, se sei rosso oppure nero hai le stesse mie mani sei un ragazzo come me”. Ebbene noi apriamo le nostre porte ed i nostri cuori, lo abbiamo sempre fatto e lo faremo, con gli albanesi prima, con i nigeriani ed oggi con i siriani. Vedere l’accoglienza riservata dai Tusani a queste persone mi fa sentire sempre più orgoglioso e consapevole che #atusainsiemesipuó”

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