Bella Ciao, un maestro e il significato del 25 aprile

di Antonio Matasso
25/04/2020

Per questo 25 aprile mi è venuto in mente un episodio di molto tempo fa. Andavo alle scuole medie e, a ridosso della Festa della Liberazione, trovai nel mio libro di educazione musicale lo spartito di “Bella ciao”. Mi misi a suonarlo alla tastiera elettronica, accompagnando il canto alla musica. Faceva caldo e le finestre erano aperte. Davanti a casa mia abitava un compianto insegnante, il maestro Rino Petrelli.

Era un uomo molto buono, di cultura non comune ed estremamente cortese: un maestro nel senso deamicisiano del termine, che per l’autore di “Cuore” rappresentava la parola più dolce e nobile che si potesse dire ad un’altra persona. Tornando a quel pomeriggio di tanti anni fa, quando vidi il maestro Petrelli affacciarsi dal suo balcone, per un momento temetti di averlo disturbato. Notando che mi ero girato verso di lui, mi chiamò e mi disse: «bravo, Antonio! Completa pure la canzone, che apprezzo molto, e poi lascia che ti racconti qualcosa». Appena ebbi finito di suonare e cantare, mi disse che era parecchio affezionato a “Bella ciao”, in quanto gli ricordava i racconti del suo amico e mentore Liborio Gerbino, un illustre compagno socialista di Santo Stefano di Camastra, anch’egli insegnante, che aveva fatto la Resistenza combattendo come partigiano in Piemonte. Quando sento “Bella ciao”, penso sempre anche agli accorati racconti del maestro Petrelli ed a Liborio Gerbino, entrambi socialisti deamicisiani.

E mi sorprendo non poco che, dopo più di un quarto di secolo da allora, adesso quella canzone sembra essere diventata, a sentire i sovranisti allergici alla democrazia, una specie di inno sovietico o brigatista. Non solo non era questa la percezione diffusa dei tempi della mia infanzia, ma nemmeno lo era quella di tutto il Dopoguerra, se pensiamo che “Bella ciao” veniva eseguita anche durante manifestazioni della Democrazia Cristiana, come il congresso nazionale della Dc del 1974. Mi vengono in mente altresì recenti polemiche contro “Bandiera rossa”, etichettata pure da esponenti politici che erano del Pd come una melodia estremista, quando in realtà nacque negli ambienti mazziniani e repubblicani. Ne circolarono diverse versioni, e quella che finiva con “evviva il socialismo e la libertà!” veniva cantata ai comizi del Psdi con il compagno Saragat presente.

Ora sento che un consigliere comunale di destra di Messina, tale Salvatore Sorbello, arriva a definire gli Alleati anglo-americani sbarcati in Italia durante la guerra alla stregua di invasori, e che altri continuano a descrivere i partigiani che lottarono contro i fascisti e i nazisti come dei traditori. Secondo l’inclito intelletto di questi soggetti, per non tradire, occorreva continuare da bravi a leccare gli stivali dei soldati tedeschi. Questo sì, che sarebbe stato dignitoso, secondo costoro! Lo stesso Sorbello definisce Pertini “un criminale assassino” e un “vile uomo senza dignità”. Rispetto a quest’ultima espressione, mi limito a suggerire allo stesso Sorbello di guardarsi allo specchio per comprenderla meglio; quanto alla prima, se il Sorbello è in grado di leggere, gli consiglio di andare a compulsare l’intervista di Oriana Fallaci a Sandro Pertini, dove lo stesso racconta di aver sempre sparato poco (i compagni più irriverenti del tempo dicevano che non fosse completamente adatto a farlo…) e di non aver ucciso nessuno neanche mentre era sotto le armi durante il primo conflitto mondiale. Pertini aborriva la violenza della guerra e l’ottusità del mondo militare, un po’ come il Munro di Gene Deitch, il grande maestro dell’animazione appena scomparso.

Io per parte mia, dedico questo 25 aprile, oltre che a tutti i partigiani caduti, anche ai tanti preti e pastori cristiani assassinati dai fascisti e dai nazisti, a cominciare da don Giovanni Minzoni. E lo dedico a Mario Bergoglio, padre dell’attuale Pontefice, un piemontese costretto a lasciare l’Italia nel 1928 insieme ai componenti della sua famiglia, perché ferventi antifascisti.

E, naturalmente, lo dedico a tutti quelli che lottarono per costruire la democrazia, a partire dal compagno Sandro Pertini: se vogliamo dare uno schiaffo morale ai vari Sorbello, stasera alle 21 sintonizziamoci su Tgs (canale 15), Rtp (canali 17 e 607) o Video Mediterraneo (canale 11), per vedere “Il giovane Pertini”, un bel film appena prodotto, con Dominique Sanda nel ruolo della madre, Massimo Dapporto in quello di Pertini da anziano ed il messinese Gabriele Greco nel ruolo del giovane Sandro. Buon 25 aprile!

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