Galati, Truglio: “caro Sindaco a quale diktat avrei dovuto rispondere?”

di Redazione
05/09/2018

Botta e risposta tra il sindaco di Galati Mamertino e l’assessore al bilancio e ai servizi sociali, Antonella Truglio che, con una lettera aperta ai cittadini, chiarisce diversi aspetti descritti dal primo cittadino galatese nella nota pubblica con la quale, lo stesso, prova a scaricare sull’assessore la responsabilità della crisi politica. Le responsabilità alle quali fa riferimento il sindaco Baglio, riguardano la libera scelta (poiché libera dovrebbe essere) dell’assessore Truglio, in veste di consigliera comunale, di votare il consigliere, secondo la stessa, più all’altezza a rivestire il ruolo di Presidente del Consiglio Comunale di Galati Mamertino, a seguito di ri-elezioni dettate dalle dimissioni di Calogero Barone, per motivi di lavoro.

Il sindaco galatese accusa l’assessore Truglio di non aver votato il candidato da lui indicato alla presidenza del Consiglio Comunale: Un comportamento, quello di Baglio, da tutti stigmatizzato come grave ingerenza e tentativo di condizionare l’autonoma determinazione del Consiglio. In pratica il Sindaco Nino Baglio si sarebbe comportato più da segretario di Partito che da primo cittadino.

Da indicazioni e addirittura scrive e si vanta di averlo fatto. L’assessore Antonella Truglio, con la lettera aperta che di seguito riportiamo, fa chiarezza su quali sono i doveri istituzionali che stanno alla base della rappresentanza politica:

LETTERA APERTA AI CITTADINI GALATESI E AL SINDACO

Con la schiettezza che mi contraddistingue in ogni aspetto della mia vita, devo riprendere i fatti da Lei descritti e ricondurli nella direzione dei principi di democrazia, rappresentatività e correttezza dell’agire politico consiliare. Il Consiglio Comunale ha votato il suo Presidente con quattro voti favorevoli a favore di Pino Drago, un’astensione e due voti a favore di un altro Consigliere. E’ stato dunque, il voto libero della maggioranza dei consiglieri, e non il voto di promesse, compromessi e/o imposizioni, a determinare la nomina del Presidente del consiglio.             

A quale diktat avrebbe dovuto rispondere un consigliere comunale? Votare per gli accordi presi da qualcuno fuori dal contesto e dalla dialettica consiliare o votare nel rispetto  delle decisioni della  maggioranza? E un singolo voto sarebbe stato determinante per la votazione di un Consigliere rispetto a un altro?

Ella, signor Sindaco, addossa alla sottoscritta la responsabilità politica della crisi legata alla nomina del Presidente del Consiglio, come se volesse negare che il Presidente del Consiglio eletto, è da sempre ed è tutt’ora parte della compagine politica nata dalle elezioni del giugno 2016.

Ella addossa alla sottoscritta la responsabilità politica legata alla mancanza di un rappresentante, in Consiglio Comunale nel ruolo di Presidente del Consiglio, della frazione di San Basilio, non ammettendo che è stata una Sua scelta negare, all’esito delle votazioni comunali del 2016, la rappresenta in Giunta Municipale all’Assessore designato Calogero Barone.

Ella chiede all’assessore Truglio, con un grande gesto di responsabilità, di darLe la possibilità di riorganizzare i rapporti di fiducia all’interno della Giunta comunale, rideterminandone gli assetti senza ulteriori traumi. Ella però sembra non considerare che per riorganizzare gli assetti all’interno della Giunta è sufficiente, nel pieno potere conferitoLe dalle leggi vigenti, un atto di revoca, provvedimento che già avrebbe potuto predisporre e pubblicare dal 23 agosto, nel momento in cui ha informato la sottoscritta che avrebbe dovuto fare posto ad altro rappresentante in Giunta.

Confermo di aver sempre manifestato la disponibilità a mettermi da parte, ma ciò per il bene del paese, non certo per il rispetto di un patto elettorale, anzi di un compromesso elettorale, a me sconosciuto, come immagino alla maggior parte dei componenti del Consiglio Comunale, e soprattutto sconosciuto ai cittadini elettori. Proprio per il ruolo tecnico che ha da sempre caratterizzato la mia presenza nella Giunta Municipale, la  sottoscritta si è già messa da parte, nel momento in cui, giorno 23 agosto, è stata da Lei informata  della necessità che il ruolo di Assessore venisse assegnato ad altro rappresentante politico.

Non posso proprio per tali motivi, presentare dimissioni giustificandole con l’esigenza di perseguire il bene Comune, quando alla base di tale richiesta c’è solo un bieco motivo di compromesso. Non sarei onesta con i cittadini galatesi e soprattutto non potrei insegnare ai miei figli l’importanza di un voto libero, perché come Ella ben sa, i giovani vanno educati al voto libero.

Per tali motivi, signor Sindaco mi assumo la responsabilità di avere effettivamente scelto in piena autonomia, responsabilità e indipendenza. Immagino, e mi scuso per la ridondanza di pensiero,  che anche lei signor Sindaco dovrà dimostrare eguale responsabilità nel revocarmi con la celerità che le circostanze impongono, l’incarico di assessore. Le assicuro che non potendo mai essere accusata di attaccamento a qualsiasi poltrona politica, mi limiterò ad accettare qualsiasi sua decisione senza criticare in alcun modo le sue motivazioni per quanto risibili possano essere.

Rammento a me stessa che prima di essere stata un assessore della Sua Giunta e da Lei, signor Sindaco, nominata, per contribuire, se pur in minima parte, a dare credibilità al progetto politico sottoposto agli elettori, sono e rimango un consigliere comunale legittimamente eletto dalla fiducia di tanti, e proprio in tale ruolo svolgerò se mi sarà consentito, ogni attività, nell’ambito delle prerogative riconosciute dalla legge, e con la dignità istituzionale che dovrebbe contraddistinguere TUTTI nell’ambito della funzione da ognuno ricoperta.

Chiedo scusa ai cittadini galatesi tutti, se non ho subito compreso di essere stata eletta nell’ambito di quella che solo apparentemente sembrava una vera compagine politica che rappresentasse e perseguisse nell’ottica di un interesse unitario, il bene della nostra collettività. Debbo constatare con rammarico che bene e collettività rimangono tra loro parole scollegate e prive di un effettivo significato per chi interpreta la politica (e la p rimane minuscola non per caso) come un gioco di ruoli e poltrone da condurre in solitudine o al limite, con pochi soggetti che ritiene di eleggere a
compagni di un percorso”.

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