Mafia, la relazione: “A Mistretta irregolarità sulla gestione dei fondi rustici”

di Salvo Lapietra
18/04/2019

Il Comune di Mistretta è proprietario di ben 399 terreni. E uno era andato in affitto perfino a Maria Rampulla, la “signorina”, la sorella degli esponenti mafiosi Pietro e Sebastiano Rampulla, il primo condannato come artificiere della strage di Capaci, il secondo indicato per anni come “responsabile” per la provincia di Messina di Cosa nostra palermitana. Lo scrive il quotidiano La Gazzetta del Sud che pubblica un nuovo capitolo della relazione della Commissione d’indagine di accesso, che ha portato allo scioglimento per infiltrazioni mafiose del comune nebroideo. Questa volta il tema è la gestione dei fondi rustici da parte del Comune – e il conseguente percepimento dei contributi ACEA da parte dei conduttori. 

Secondo la relazione Maria Rampulla ha “regolarmente” pagato l’affitto fino alla metà degli anni 2000, poi non ha versato più un euro («… mentre non risultano pagate le annualità 2006, 2008, 2009 fino alla data di scadenza del contratto, il 19.02.2016»). E come la Rampulla non hanno pagato tutti gli altri, così che il Comune non ha incassato centinaia di migliaia di euro che avrebbero potuto rimpinguare di parecchio le sue asfittiche casse.

Scrivono i commissari nel documento che durante le attività di controllo hanno richiesto formalmente al segretario comunale Andrea Gaglio «… di fornire tutta la documentazione di interesse sull’argomento, in primo luogo l’elenco dei fondi di proprietà dell’Ente, non ché di quelli concessi a qualsiasi titolo a terzi. Giova segnalare – scrivono i commissari -, che allorquando il segretario ha inoltrato formalmente la richiesta alla responsabile dell’area finanziaria e al responsabile dell’ufficio patrimonio, queste ultime avrebbero avuto un’animata discussione, alla presenza di altri dipendenti comunali, legata proprio alla richiesta di documentazione sui fondi rustici, al termine della quale avrebbero avuto un malore, tanto da dover essere trasportate presso la locale guardia medica».

E cosa è emerso dopo l’esame della documentazione? Ecco: «… emerge che l’Ente ha la disponibilità dei terreni sopra indicati, affidati a privati, in taluni casi in forza di atti di concessione scaduti, in altri senza alcun atto di assegnazione formale, in spregio alle vigenti disposizioni di legge». Ma quello che i commissari scrivono subito dopo è ancora più eclatante. Dopo aver spiegato dell’esistenza «del protocollo di legalità siglato nel 2015 tra Prefettura, Regione, il Parco dei Nebrodi, 22 comuni e l’Ente di sviluppo agricolo», e aver illustrato in dettaglio gli articoli anche in tema di verifiche antimafia (l’articolo 3), i commissari scrivono: «Con particolare riferimento al predetto articolo 3, questa Commissione ha verificato che l’Amministrazione di Mistretta ha, sostanzialmente omesso di effettuare le verifiche antimafia, nel periodo oggetto dell’indagine ispettiva, avviando le stesse con la Prefettura di Messina solo a partire dal mese di agosto 2018, una volta disposto l’accesso ispettivo. Tale circostanza è stata giustificata dal responsabile dell’area finanziaria, dr.ssa Truglio, riconducendola a problematiche dovute alla carenza di personale». E quando i documenti sull’affitto dei fondi rustici sono arrivati alla Commissione è emerso che: «… tutti i contratti risultano scaduti o in corso di scadenza… fatta eccezione del lotto… concesso alla signora… in scadenza il 10 novembre 2020». E tra i conduttori dei fondi, oltre alla Rampulla, c’era poi un lungo elenco di soggetti in passato coinvolti in truffe per i contributi CEE e per pascolo abusivo, solo per citare i reati “collegati”. Praticamente quasi tutti gli affittuari.

La chiosa dei commissari sull’argomento: «… si aggiunga che il Comune di Mistretta, oltre a non svolgere alcuna attività finalizzata al recupero dei canoni di locazione, non ha di fatto, svolto alcuna verifica sull’occupazione e la conduzione di tali beni». Altra segnalazione dei commissari riguarda il fratello del sindaco Liborio Porracciolo in qualità di conduttore di fondi rustici, si tratta di Vincenzo Maria Porracciolo «… fratello dell’attuale sindaco di Mistretta», che risulta coinvolto in procedimenti penali in passato «per avere percepito indebitamente contributi CEE», e «… che risulta indagato nell’ambito» di un procedimento penale alla Procura di Enna «… per aver trasferito titoli AGEA, di provenienza illecita, per un valore di euro 47.429,84 alla società agricola semplice “Agriservice” di Cammarata Giuseppe, fratello del noto Cammarata Michele, già indagato per associazione mafiosa ed altro». «Porracciolo Vincenzo Maria ha percepito contributi comunitari dall’anno 1998 all’anno 2015», per un totale di euro 20.766,01.

Il “clima ostile” verso il segretario comunale. I commissari riportano poi nella relazione in maniera molto dettagliata la loro attività di “ascolto”, ovvero le audizioni che hanno effettuato durante il loro mandato tra tutti i protagonisti della vita politica e amministrativa di Mistretta. Ed è emblematica la testimonianza del segretario comunale Andrea Gaglio, che fornisce un quadro preciso dell’andazzo dei rapporti tra giunta e consiglio comunale, e dell’ostilità nei suoi confronti, quando non faceva altro che cercare di far rispettare la legge: «In riferimento al clima ostile che vi è tra Organo politico e Organo Dirigente – scrivono i commissari riportando le sue dichiarazioni -, rappresento che nel corso della seduta del consiglio comunale del 22.12.2015 – verbale n. 59, mi fu contestato formalmente dal consigliere Nucera Carmelo Antonio di aver rilevato l’incompatibilità del consigliere comunale Sgrò Benedetta ex Legge regionale n. 31/86, ma non anche altre incompatibilità in capo ad altri amministratori. In quell’occasione invitai il consigliere Nucera a specificare a quali casi di incompatibilità si riferisse, non ricevendo alcuna risposta in merito. Inoltre, invitai tutti i consiglieri comunali presenti a rilevare e comunicare eventuali situazioni di incompatibilità sia di consiglieri che di amministratori di cui fossero a conoscenza. Nessuna situazione di incompatibilità in quella sede venne rilevata. Il clima di ostilità si manifestò chiaramente durante la seduta del consiglio comunale del 24-2-2016, allorquando il consigliere comunale Tamburello Vincenzo mi chiese delle informazioni in merito a situazioni di incompatibilità e poiché non era la prima volta che il presidente del consiglio comunale, arch. Testagrossa, consentiva la trattazione di argomenti non iscritti e non attinenti l’ordine del giorno, il sottoscritto rilevò che si stava trattando un argomento non incluso nell’ordine del giorno. A questo punto il presidente del Consiglio prese la parola e mi intimò di non permettermi di fare certi interventi e che se non mi fossi attenuto a tale ammonimento sarei stato sostituito. Per tali fatti e per ciò che avevo detto otto consiglieri presentarono nei miei confronti una mozione di sfiducia. In relazione al contenuto di tale mozione di sfiducia presentai nel mese di aprile 2016 una formale denuncia presso il Comando Stazione Carabinieri di Mistretta. Il clima di ostilità inoltre si può desumere da una molteplicità di atti del presidente del Consiglio comunale Testagrossa Felice diretti al sottoscritto, molti dei quali caratterizzati da toni aggressivi e lesivi della mia professionalità… Gli attriti con il consiglio comunale sono iniziati sin dal 30-9-2014, immediatamente dopo il mio insediamento, quando rilevai la mancanza del quorum funzionale, necessario per l’approvazione dei provvedimenti. L’esperienza lavorativa presso il Comune di Mistretta è la peggiore vissuta in tutta la mia carriera di segretario comunale iniziata nel 1993. Mai era accaduto che fossi stato oggetto di contestazioni lesive fondate sempre su presupposti non veritieri e privi di riscontro nella realtà».

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