Il sindaco di Castel di Lucio replica alle affermazioni del consigliere Giordano

di Giuseppe Salerno
19/02/2018

La risposta non si fa attendere. Con una nota fatta pervenire alla redazione del nostro giornale, il sindaco di Castel di Lucio, Giuseppe Franco, respinge le accuse mosse dal consigliere  comunale Alessandro Giordano, con le quali viene imputata al primo cittadino castelluccese la responsabilità di non aver “mosso un dito” sulla chiusura temporanea, per l’interruzione della fornitura elettrica, dell’Ufficio periferico di Castel di Lucio, del Centro per l’Impiego di Mistretta. Nella lunga nota stampa, che di seguito pubblichiamo integralmente, Franco spiega e ripercorre i vari passaggi in cui è stato protagonista della vicenda.

“Premetto che l’Ufficio periferico del CPI (Centro per l’Impiego) di Mistretta – recapito di Castel di Lucio è uno dei pochi uffici superstiti nella Provincia che resiste, in barba, alle direttive regionali che impongono la chiusura di tutti gli uffici periferici, specie quelli che non espletano servizi in autonomia, in forza ad una politica volta al contenimento della spesa pubblica. Malgrado tutto, il comune di Castel di Lucio, ente proprietario dell’immobile che ospita il recapito del CPI, su espressa richiesta da parte del Dipartimento Regionalele del Lavoro, nell’intento di tenere aperto l’ufficio, si è fatto carico delle spese relative alle utenze (acqua ed energia elettrica). L’utenza elettrica dell’ufficio è intestata all’Assessorato regionale – Dipartimento del Lavoro, così come riportato nelle fatture, le quali, sin dal 2009 sono state recapitate, a mezzo posta, tramite il CPI di Mistretta, al comune di Castel di Lucio e regolarmente pagate, fino al mese di gennaio 2015, quando è stato introdotto l’obbligo, per la pubblica amministrazione, della fatturazione elettronica, il cui, nuovo, sistema, non ha più consentito il pagamento delle fatture, come in precedenza. Dall’inizio del 2015, le fatture per la fornitura di energia elettrica nel recapito CPI, presumo siano state pagate, regolarmente, dall’ente intestatario dell’utenza. Il comune di Castel di Lucio, nei due anni a seguire, non è mai stato invitato a pagare le fatture elettriche e non ha mai ricevuto solleciti di sorta. È noto a tutti che il distacco della fornitura di energia elettrica non avviene mai senza preavviso e, sarebbe bastato, a mio parere, che l’Ente intestatario dell’utenza elettrica o il Centro per l’Impiego di Mistretta, avessero prestato maggiore attenzione ai solleciti di pagamento per evitare lo spiacevole inconveniente e questa imbarazzante vicenda.

Il comune di Castel di Lucio non era a conoscenza di quanto stava accadendo. La comunicazione, ufficiosa, dell’avvenuto distacco dell’energia elettrica, è pervenuta allo scrivente, telefonicamente, dal Dirigente del CPI di Mistretta, nel mese di dicembre scorso, dopo alcuni giorni dal distacco definitivo, a tempo ormai scaduto. La comunicazione ufficiale, da parte del Servizio XIV CPI di Messina, è giunta il 21 dicembre scorso. Nei contenuti della corrispondenza epistolare è sempre emersa la volontà del Comune alla risoluzione della problematica, previo accatastamento dell’immobile che ospita l’ufficio e la successiva sottoscrizione del nuovo contratto per la fornitura energia elettrica intestato al Comune. È chiaro che prima di tutto bisognerà regolarizzare l’insoluto e, confesso, non so come procedere. Mi chiedo quale sia la responsabilità del Comune o meglio ancora del Sindaco in questa vicenda.

Riguardo la chiusura del recapito nell’anno 2016, dal mese di giugno al mese di dicembre, mi sono permesso di chiedere, formalmente, dopo circa tre mesi di sospensione del servizio, al Dirigente del CPI di Mistretta, il motivo della chiusura del recapito, atteso che sulla porta dell’Ufficio era stato apposto un avviso, privo di firma, che avvisava gli utenti circa la chiusura del servizio a far data dal 20 giugno 2016, senza indicare, neanche presuntivamente, una data di riapertura. In quella occasione lamentai la mancata comunicazione al comune riguardante la chiusura dell’ufficio ed il comportamento, poco collaborativo, da parte della direzione del CPI di Mistretta nei confronti dell’istituzione e della comunità di Castel di Lucio. Nella risposta, la Dirigente del Centro per l’Impiego di Mistretta, si è limitata a comunicare al Sindaco di avere inoltrato la richiesta al Servizio XIV del CPI di Messina, scaricando il compito all’ignaro Direttore provinciale del Servizio.

Giunti al mese di novembre, senza avere ricevuto una risposta esaustiva, inviai una seconda nota indirizzata al Dirigente provinciale, chiedendo la restituzione dei locali, visto che l’Ufficio da cinque mesi risultava chiuso senza una giustificata motivazione e visto che nessuna segnalazione e/o lamentela era pervenuta, ne agli uffici comunali ne al Sindaco, da parte degli utenti, riguardanti la chiusura del recapito CPI e gli eventuali disagi causati dalla mancata fornitura del servizio. Qualche giorno dopo l’invio della nota, recandomi personalmente al Centro per l’Impiego di Messina, per discutere, di altre questioni, con il Dirigente provinciale del Servizio, persona alquanto disponibile e rispettabile, appresi dell’esistenza di una nota di risposta, mai giunta al Comune per motivi, ancora oggi, sconosciuti, con la quale informava il sindaco che il recapito di Castel di Lucio era chiuso temporaneamente per l’assenza dovuta a problemi di salute del dipendente incaricato.

Sarebbe stato lecito ribadire che il servizio pubblico non può rendersi in funzione delle esigenze del dipendente incaricato, ma deve rendersi in funzione delle esigenze degli utenti. Per non aggravare, ulteriormente la situazione non feci alcuna osservazione. In quella occasione appresi, altresì, per bocca del Dirigente, che era in corso la procedura di chiusura definitiva del recapito, in quanto veniva considerato un servizio poco fruito e difficile da gestire. Mi fu chiesto di offrire loro la possibilità di mantenere in loco il materiale d’archivio, nelle more di un prossimo trasferimento degli uffici del CPI di Mistretta in altra sede, più idonea e spaziosa dell’attuale. Ovviamente la mia risposta fu favorevole ad accogliere la richiesta e contestualmente chiesi il mantenimento attivo del servizio del recapito di Castel di Lucio, ancora per un lungo periodo.

Intuii, già allora, che il mantenimento del recapito rappresenta una seria difficoltà gestionale per l’ente, in considerazione del fatto che il servizio non garantisce alcuna attività in autonomia (così come dichiarato in una nota dal Dirigente del tempo), l’ufficio è privo di utenza telefonica e collegamento internet, non esistono attrezzature e macchinari ( computers, stampanti ecc.) e, manca ogni forma di controllo del dipendente, anche il più semplice dei sistemi per la timbratura del cartellino di lavoro, in entrata ed in uscita. In buona sostanza, mancano le condizioni e i requisiti necessari per essere considerato un ufficio pubblico. Ciò nonostante, è intenzione dell’Amministrazione comunale ripristinare le condizioni dei locali rispondenti alle vigenti normative in materia di sicurezza ed igiene del lavoro, continuando a garantire un piacevole e confortevole ambiente di lavoro al dipendente incaricato, nel posto di lavoro ideale, creato ad hoc.

Riguardo al commento del consigliere Silvana Patti ribadisco che la denuncia querela, nei confronti del consigliere Giordano, non ha gravato sul bilancio comunale in quanto nessun incarico è mai stato conferito per lo scopo. Le competenze legali, oltretutto di modesto importo, sono riferite al parere circa l’applicazione della legge che consente la realizzazione delle tettoie con struttura precaria. All’interno della delibera d’incarico, quindi nella domanda di parere legale veniva chiesto all’avvocato incaricato, senza ulteriori costi aggiuntivi, se i commenti pubblicati sul social Facebook contenessero elementi di  diffamazione ed ingiuria nei confronti del sindaco. A questo punto è doveroso evidenziare che l’Amministrazione da me guidata, ha dovuto pagare competenze legali per un importo di 29mila euro. Incarichi legali assegnati per fatti accaduti nel periodo in cui i consiglierei Silvana Patti e Alessandro Giordano facevano parte della maggioranza consiliare.”

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